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Morto Agostino Cordova, ex procuratore di Napoli e simbolo della lotta contro le mafie

Morto Agostino Cordova, ex procuratore di Napoli e simbolo della lotta contro le mafie - Ilvaporetto.com

Agostino Cordova, figura eminente del panorama giudiziario italiano, è scomparso a Reggio Calabria all’età di 88 anni. La sua carriera, costellata di sfide e successi nella lotta al crimine organizzato, ha segnato la storia della magistratura italiana. Cordova è stato un magistrato di spicco, molto attivo tra Calabria e Napoli, dove ha svolto un ruolo cruciale in importanti inchieste contro la ‘ndrangheta e altri gruppi mafiosi. Questo articolo ricostruisce la vita e il lavoro di un uomo che ha dedicato la propria esistenza alla giustizia.

La carriera di Agostino Cordova

Inizio dell’attività giudiziaria

Agostino Cordova ha intrapreso la sua carriera in magistratura nel 1963, dopo aver superato gli esami di idoneità. Inizialmente, ha lavorato come pretore a Reggio Calabria, occupandosi di casi di diritto penale e civile. Questa fase iniziale lo ha forgiato come magistrato e gli ha permesso di sviluppare profonde competenze giuridiche. Fino al 1970, Cordova operava nel settore civile e penale, guadagnandosi la stima dei colleghi e dei cittadini. La sua integrità e il suo approccio rigoroso alle inchieste hanno rappresentato le basi della sua carriera.

Passaggi importanti in magistratura

Dopo la sua esperienza come pretore, Cordova ha fatto il grande salto, entrando a far parte di una delle istituzioni più importanti del sistema giudiziario: il Tribunale di Reggio Calabria. Qui ha servito come membro di collegio per cinque anni, prima di passare all’Ufficio istruzione, dal 1970 al 1980. Durante questo periodo, Cordova ha avuto il compito di coordinare e gestire inchieste di grande rilevanza, tra cui i processi contro le cosche mafiose locali. I suoi sforzi nella lotta contro la ‘ndrangheta lo hanno reso un magistrato rispettato e temuto.

La lotta contro la mafia

Inchieste e processi celebri

Uno dei momenti salienti della carriera di Cordova è stata l’istruzione del processo contro il gruppo mafioso noto come «dei 60», che faceva capo a Paolo De Stefano. Questo processo, che si è concluso con la condanna di molti imputati, ha evidenziato il coraggio di Cordova nel perseguire la giustizia, anche in un contesto difficile e pericoloso. Attraverso questa inchiesta, il magistrato ha messo in evidenza i legami tra criminalità organizzata e tessuto sociale, denunciando quindi l’esistenza di un sistema di collusione e omertà.

La direzione della procura di Palmi

Nel 1987, Agostino Cordova è stato nominato procuratore capo della Procura della Repubblica di Palmi, un incarico che ha assunto con grande determinazione. Durante il suo mandato, Cordova ha condotto inchieste di grande impatto, come quella sugli intrecci tra mafia, politica e massoneria. Questa inchiesta ha portato al sequestro degli elenchi di iscritti al Grande Oriente d’Italia , una mossa senza precedenti che ha suscitato ampio dibattito e scalpore. Inoltre, Cordova ha condotto inchieste anche sugli appalti pubblici, come nel caso della centrale termoelettrica dell’Enel a Gioia Tauro, evidenziando le irregolarità e le collusioni che affliggono la gestione degli appalti pubblici.

Il passaggio a Napoli

Nuove sfide in un contesto difficile

Dopo un periodo di notevoli successi a Palmi e un tentativo non riuscito di accedere alla Direzione nazionale antimafia, nel 1993 Cordova è stato nominato procuratore capo a Napoli. Questo nuovo incarico rappresentava una sfida ancora più grande, poiché Napoli è una delle città italiane più colpite dalla criminalità organizzata. Qui, Cordova ha continuato a combattere fermamente la mafia, cercando di portare a galla verità scomode e garantire che la giustizia prevalesse.

Un’eredità duratura

La figura di Agostino Cordova resterà nella memoria collettiva, non solo per i risultati ottenuti in campo giudiziario, ma anche per il coraggio e la determinazione dimostrati nel perseguire i crimini organizzati. La sua vita e il suo impegno sono una testimonianza di integrità e dedizione, e sono destinati a ispirare le future generazioni di magistrati e cittadini impegnati nella lotta contro la criminalità. La sua eredità continua a vivere attraverso le inchieste e i processi che ha condotto, e rimarrà una pietra miliare nella storia della giustizia in Italia.

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