La decisione dell’Asl Napoli 1 di recedere anticipatamente dal contratto con Gesco, l’organizzazione che gestisce i servizi sociosanitari, ha creato una situazione critica per circa 300 operatori. Questi professionisti, definiti “angeli” nel periodo del Covid-19, ora si trovano a fronteggiare la perdita del lavoro con gravi ripercussioni per il sistema di assistenza della città. Questo articolo esplora le implicazioni di tale scelta e la risposta della comunità.
Giacomo Smarrazzo, presidente di Gesco, ha comunicato che l’Asl ha manifestato l’intenzione di interrompere il contratto di servizi sociosanitari con oltre un anno di anticipo rispetto alla scadenza stabilita, fissata per dicembre 2025. Con questo provvedimento, si rischia di compromettere la continuità del supporto fornito dai lavoratori operanti nelle strutture dedicate alla salute mentale e all’assistenza per le persone anziane e disabili. “La ASL ha ora le risorse per assumere direttamente, motivo per cui non serviamo più,” ha dichiarato Smarrazzo, evidenziando la gravità della situazione.
Il contratto attuale coinvolge circa 1.500 operatori, con 800 di loro impegnati direttamente all’interno dell’Asl Napoli 1. Gli altri si occupano di assistenza in Residenze Sanitarie Assistite , Strutture Intermedie Residenziali e nei servizi di assistenza domiciliare. La chiusura di Gesco non rappresenterebbe quindi solo un attacco ai posti di lavoro, ma avrebbe conseguenze devastanti sul sistema di welfare della città.
Smarrazzo ha lanciato un appello alle istituzioni e ai partiti affinché intervenissero per salvaguardare non solo l’occupazione ma anche l’assistenza alle persone più vulnerabili della comunità.
Fondata 33 anni fa da Sergio D’Angelo, Gesco è diventata un pilastro fondamentale per l’assistenza sociale a Napoli, raccogliendo otto cooperative sotto un’unica organizzazione. La metafora che D’Angelo usa per descrivere la carenza di supporto attuale è forte: “Gesco sta alla città di Napoli come la Fiat stava a Torino.” La crisi che affronta oggi non coinvolge soltanto i 300 operatori in pericolo di licenziamento, ma colpisce direttamente tutti i cittadini di Napoli, nel cuore di una vertenza che ha già assunto rilevanza a livello nazionale.
D’Angelo ha esortato la Asl a prendere in considerazione la perdita di un patrimonio sociale di grande valore per la città. Sotto la gestione di Gesco, i servizi sociosanitari hanno vissuto un’evoluzione significativa, occupandosi di una vasta gamma di esigenze, dalla salute mentale alla dipendenza, fino alle esigenze degli anziani. L’importanza di mantenere attivi questi servizi è cruciale in un contesto in cui la comunità si trova a dover affrontare diverse sfide socio-economiche.
Gli operatori hanno risposto all’annuncio della rescissione con forti e diffusi sentimenti di angoscia e indignazione. Rita Ardizzone, una delle operatrici che si occupano di salute mentale, ha fatto eco al malcontento generale, esprimendo una profonda delusione per come sono stati trattati dopo aver dato il massimo durante la pandemia. “Ci gettano via come spazzatura che non serve più,” ha lamentato Ardizzone, riflettendo un sentimento condiviso da molti.
L’avvocato Giovanni Lauro ha annunciato che Gesco ha già avviato procedimenti legali nei confronti dell’Asl per la rescissione anticipata del contratto. Intanto, sono state programmate mobilitazioni e presidi permanenti per sensibilizzare l’opinione pubblica e ottenere sostegno da parte della comunità. Presenze significative sono state notate anche in manifestazioni pubbliche, con la partecipazione di figure di spicco come l’attore Gianfranco Gallo e la madre di Mario Paciolla, Anna Motta.
La comunità è ormai mobilitata, pronta a ribellarsi contro una decisione che potrebbe non solo minacciare i posti di lavoro, ma anche compromettere l’intero sistema di assistenza e supporto per i più bisognosi nella città di Napoli.