Il dibattito sull’installazione artistica “Tu si’ ‘na cosa grande” a Napoli solleva interrogativi significativi riguardo all’identità culturale della città. Questo nuovo progetto, composto da un cilindro di 12 metri illuminato come un lume cimiteriale e un cuore trafitto, è stato oggetto di dure critiche da parte dell’Accademia Napoletana e di altre associazioni culturali. L’opposizione non è solo estetica, ma affonda radici nel desiderio di tutelare la storicità e l’autenticità delle tradizioni napoletane in un contesto di crescente commercializzazione.
L’opera di Gaetano Pesce, proposta come parte di un progetto più ampio di riqualificazione culturale, è stata accolta con un misto di curiosità e scetticismo. L’installazione include una rappresentazione di Pulcinella, figura emblematicamente associata alla cultura partenopea, ma l’Accademia Napoletana sostiene che il manufatto non rappresenti adeguatamente l’essenza di questa maschera tradizionale. Il cuore trafitto, secondo le loro affermazioni, trasmette un messaggio visivo di morte e di estraneità che non trova corrispondenza con la vitalità e il dinamismo della città.
Riflettendo sulle origini millenarie della città, i critici mettono in evidenza come una rappresentazione che manchi di profondità e risonanza con le vere radici culturali possa risultare dannosa. Napoli, con la sua storia ricca e variegata, ha saputo resistere ai tentativi di omogeneizzazione culturale e turistica, e un’opera che non rispetta tali tradizioni rischia di alienare sia i residenti che i visitatori. L’Accademia Napoletana, insieme a LinguaPax International, si oppone al progetto, sottolineando l’importanza della lingua e della cultura napoletana come patrimonio immateriale in pericolo.
Il centro storico di Napoli, famoso per la sua unicità e bellezza, è stato trasformato negli ultimi anni in un’area di massima attrattività turistica, ma tale evoluzione non è stata accompagnata da una pianificazione adeguata. Le strutture turistiche e le iniziative commerciali spesso ignorano la tradizione immersa nella cultura locale, causando una progressiva impoverimento del tessuto sociale. I musei e i siti archeologici, simbolo della grandezza storica della città, risultano frequentemente trascurati, mentre opere d’arte significative rimangono in gran parte invisibili al pubblico.
Un altro aspetto critico è l’emigrazione dei giovani napoletani, che contribuisce a un lento ma inesorabile spopolamento del centro storico. Un aumento esponenziale di strutture ricettive come bed and breakfast non risponde più a una domanda reale, bensì sembra adattarsi a un’offerta basata su una moda passeggera. La perdita di un’identità autentica minaccia non solo il benessere dei residenti, ma anche l’immagine di Napoli come centro nevralgico di cultura e tradizione, che affascina e accoglie turisti da tutto il mondo.
Di fronte a queste problematiche, l’Accademia Napoletana e altre associazioni culturali fanno un appello alla cittadinanza per una mobilitazione civile e democratica. L’obiettivo è promuovere una raccolta firme di dissenso contro opere che vengono percepite come estranee e contrarie all’identità napoletana. La preoccupazione riguarda non solo l’estetica dell’installazione di Pesce, ma anche il principio di consentire decisioni artistiche che non rappresentano la voce e l’eredità culturale dei napoletani.
La proposta di costruire una struttura che può sembrare una mera operazione commerciale ha sollevato interrogativi sulla direzione culturale della città. Progetti come “Tu si’ ‘na cosa grande” rischiano di essere assimilati a una forma di ‘cancel culture’, che minaccia di estraniare la popolazione locale dai simboli rappresentativi della propria storia e cultura. L’invito alla partecipazione attiva sottolinea la necessità di un governo locale capace di agire a favore di un turismo sostenibile e rispettoso delle radici culturali, ponendo al centro le voci dei cittadini.