Un prete che torna alle origini, un teatro simbolo di una rinascita e un gruppo di giovani determinati a far sentire la propria voce. “Non rubateci i sogni”, il nuovo spettacolo scritto e diretto da Bernardino De Bernardis, si propone come un’importantissima riflessione sulla cultura, la comunità e il potere del teatro nella società contemporanea. In scena al Teatro Totò di Napoli il 3 e 4 dicembre, questa produzione mette in luce non solo il legame indissolubile tra il regista e la sua città natale, ma anche le sfide che i napoletani affrontano nella loro quotidianità.
Il ritorno di don Angelo: una storia di riscoperta
Al centro della narrazione si trova don Angelo, un sacerdote napoletano che dopo un lungo periodo di assenza, ritorna nel quartiere difficile della sua infanzia. L’arrivo in questo luogo non è affatto un semplice ritorno a casa. La chiesa, simbolo della sua missione, è in fase di ristrutturazione e il servizio religioso si è trasferito in un teatro confiscato alla Camorra. Questa situazione diventa un punto di partenza per esplorare non solo il passato di don Angelo, ma anche il presente di una comunità che cerca di rinascere dalle proprie ceneri.
Il teatro, con la sua storia di oppressione e redizione, si trasforma così in un palcoscenico di resistenza. Don Angelo si ritrova a fronteggiare non solo le difficoltà legate alla sua missione spirituale, ma anche le sfide quotidiane che i suoi parrocchiani devono affrontare. Attraverso il teatro, i protagonisti iniziano a raccontare le loro storie, dando così vita a un dialogo che va oltre le mura del luogo di culto e abbraccia l’intera comunità.
Giovani protagonisti: un simbolo di cambiamento
La trama di “Non rubateci i sogni” non si limita a narrare il viaggio di don Angelo, ma introduce anche un gruppo di giovani che decidono di occupare il teatro in segno di protesta. Attraverso la loro iniziativa, mettono in scena le proprie vite e le loro esperienze, utilizzando il teatro come mezzo per reclamare la propria voce e affermare la propria identità. Questa scelta non è casuale: rappresenta un atto di ribellione contro l’indifferenza e l’apatia, mettendo in luce quanto il coinvolgimento attivo nella vita culturale e sociale sia fondamentale per sconfiggere l’inevitabilità del destino.
Nel corso delle serate si possono attendere momenti di intensa emozione e risate, ma anche di profonda riflessione. Gli adolescenti e i giovani adulti, protagonisti dello spettacolo, rappresentano una generazione che rifiuta di essere messa da parte. “Non rubateci i sogni” diventa così un inno alla speranza, alla capacità di immaginare un futuro diverso, nonostante le avversità.
Un evento che trascende il palcoscenico: sensibilizzazione e solidarietà
Le due serate di spettacolo non saranno solo un momento di intrattenimento, ma anche un’opportunità per sensibilizzare il pubblico su tematiche di grande attualità. Sarà presente in sala Adriano Police, presidente dell’associazione Giovani della Speranza di Caivano, e in seguito don Luigi Merola con l’associazione A voce de criature. Queste due associazioni, attive nel campo del supporto ai giovani in difficoltà, porteranno un messaggio di speranza e solidarietà.
In entrambe le serate, al termine dello spettacolo, verrà organizzata una raccolta fondi per sostenere uno dei loro progetti. Questo aspetto evidenzia il potere del teatro come strumento di cambiamento e impegno sociale. Non è solo intrattenimento, ma un modo per fare rete e promuovere la cultura della solidarietà in una città che ha bisogno di speranza e di opportunità.
Inoltre, l’evento sarà documentato dal format inCittà di Lorenza Licenziati, che andrà in onda su TeleCapri, ampliando ulteriormente la visibilità di questa iniziativa. L’interesse mediatico aiuterà a diffondere il messaggio di “Non rubateci i sogni” anche al di fuori delle mura del teatro, coinvolgendo una platea ancora più vasta.