La questione dell’intitolazione di una piazza a Giorgio Ascarelli, storico presidente del Napoli e figura di spicco nella storia sportiva della città, riaccende il dibattito sull’eredità legata al suo nome. La pronipote di Ascarelli ha voluto condividere la sua visione sulla rilevanza della memoria familiare e della cultura partenopea, ponendo l’accento sui sentimenti di gratitudine e affetto che la città nutre nei confronti della sua stirpe.
L’affetto per la famiglia Ascarelli
La pronipote racconta di come, contrariamente a quanto si possa pensare, l’eredità di Giorgio Ascarelli non sia affatto dimenticata a Napoli. Le sue parole risuonano con forza e convinzione, mentre fa riferimento a una serie di aneddoti che dimostrano come la sua famiglia sia ancora oggi ben rispettata e amata. Le testimonianze di affetto verso il loro operato sono palpabili e ne hanno confermato l’importanza nella vita sociale e culturale della città.
“Ascarelli ha rappresentato un legame profondo con la comunità sportiva e sociale napoletana”, afferma con orgoglio. Situazioni come il poderoso tributo ricevuto durante i funerali di Giorgio, che hanno visto una presenza massiccia di cittadini, attestano un riconoscimento sincero e un amore che trascende il tempo. Questi eventi non possono essere semplicemente messi da parte, specialmente considerata l’umanità e la generosità che il suo operato ha rappresentato.
Questo coinvolgimento emotivo dei cittadini si manifesta, non solo nelle celebrazioni della sua memoria, ma anche nei dettagli quotidiani. La pronipote sottolinea l’importanza di ricordi come lo Stadio Vesuvio, originariamente dedicato a Giorgio Ascarelli, e il legame che questo ha con la sua storia. L’inno del 1928 continua ad essere una presenza viva, evocando sentimenti di nostalgia tra i tifosi.
L’eredità di Giorgio Ascarelli e lo Stadio Partenopeo
La storia dello Stadio di Napoli è intrinsecamente legata alla figura di Giorgio Ascarelli. Dopo la sua scomparsa, è stata la cittadinanza a richiedere che lo stadio portasse il suo nome, senza che fosse la famiglia a chiedere questo onore. Questo gesto rappresenta un omaggio alla sua dedizione e ai suoi vagiti innovativi nella gestione della squadra. Tuttavia, nel 1934, durante il campionato del mondo, si decise di ribattezzare lo stadio in Stadio Partenopeo.
Il cambiamento del nome, per motivi diplomatici legati alla sua origine ebraica, è un fatto che ha colpito profondamente la pronipote. “Ritengo che pochi conoscono davvero il nome con cui lo stadio è stato designato”, spiega, esprimendo una chiara disapprovazione verso questa modifica. La voglia di commemorare un passato piuttosto che un altro è un gesto che, a suo avviso, non rende giustizia al contributo di Giorgio Ascarelli e genera una certa confusione nel racconto della storia sportiva di Napoli.
La questione di Piazzale Tecchio e la memoria storica
Una delle richieste più sentite dalla famiglia Ascarelli è quella di cambiare il nome di Piazzale Tecchio, dedicato a un personaggio controverso legato al regime fascista. Secondo la pronipote, ha sostenuto numerose petizioni per modificare il nome della piazza, ritenendo questa scelta motivata dall’ignoranza storica. Tecchio, che fu un ardente sostenitore del fascismo, non rappresenta valori che dovrebbero essere celebrati nella memoria collettiva di Napoli.
“Il Giorno della Memoria non deve limitarsi a commemorare le vittime, ma deve servire anche come monito”, afferma. Questo approccio sottolinea la trasformazione della memoria storica in un’opportunità per riflettere e educare sulle ricchezze e diversità della cultura che la Shoah ha devastato.
La lotta per un’opportuna intitolazione a Giorgio Ascarelli diventa quindi parte di un più ampio discorso sulla necessità di preservare e onorare la memoria collettiva, allontanando simboli che non rappresentano i valori di libertà e rispetto che la città di Napoli merita.