![](https://www.ilvaporetto.com/wp-content/uploads/2025/01/Napoli3A_la_battaglia_contro_il-1024x535.jpg)
Napoli: la battaglia contro il divieto di trasferta per i tifosi è appena iniziata - Ilvaporetto.com
Nel corso della recente seduta di bilancio del Consiglio Comunale di Napoli, una questione di grande rilevanza sociale e culturale è emersa con forza. Il divieto al tifo napoletano di assistere alle trasferte della propria squadra, attuato dal CASMS , ha suscitato preoccupazione e indignazione fra i membri del Consiglio e i cittadini. Questa situazione, che sta penalizzando un’intera comunità di appassionati di calcio, merita di essere esaminata con attenzione e urgenza.
Il divieto sistematico: una misura discriminatoria
Da due mesi, i tifosi del Napoli si trovano di fronte a un provvedimento che ha interrotto la loro possibilità di seguire la squadra anche nei match in trasferta. Tale divieto sta risultando particolarmente pesante per una parte della cittadinanza che identifica nel calcio non solo una passione, ma anche un elemento fondante della propria identità culturale. La decisione di limitare la partecipazione di questi tifosi si basa sulla necessità di garantire la sicurezza, ma viene percepita dai più come una punizione collettiva nei confronti di una tifoseria che, per larga parte, si distingue per la propria correttezza e civiltà.
Non è difficile comprendere l’impatto che questa restrizione ha avuto: migliaia di famiglie, giovani e appassionati sono stati esclusi dalle esperienze collettive e dai momenti di gioia vissuti durante una partita di calcio. Il tifo è un fenomeno sociale che va oltre il semplice sostegno a una squadra; rappresenta connessioni, amicizie e tradizioni che si intrecciano e si rinnovano nel corso degli anni. Penalizzare la maggioranza a causa delle azioni di una minoranza violenta è un approccio che non tiene conto della diversità di comportamento e della volontà di molti di vivere il tifo in maniera positiva e armoniosa.
La risposta della comunità: una petizione per il cambiamento
Di fronte a questa ingiustizia, diverse figure del panorama sportivo e sociale partenopeo stanno unendo le forze per far sentire la propria voce. Tra queste, spiccano nomi noti come Crescenzo Rivellini e Luigi Iaquinta, che, assieme ad altre associazioni, hanno deciso di avviare una petizione pubblica. Lo scopo è chiaro: chiedere la revoca di queste restrictive misure, affinché tutti i tifosi possano tornare a vivere la passione calcistica in modo completo e senza impedimenti.
L’iniziativa ha già ricevuto un buon riscontro, raccogliendo firme e adesioni da parte di persone che vogliono vedere rispettati i diritti di ognuno. Un tale movimento rappresenta non solo la determinazione dei tifosi ma anche il desiderio di costruire una società più inclusiva. Partecipare al tifo è un diritto che la comunità napoletana rivendica con forza, ricordando come la cultura del calcio possa contribuire a un senso di appartenenza e coralità. La speranza è che anche le istituzioni, rappresentate dal Sindaco e dal Consiglio Comunale, possano ascoltare queste richieste e considerare l’idea di un possibile ricorso al TAR per contrastare tali restrizioni.
Il futuro del tifo napoletano: voglia di cambiamento
Con l’obiettivo di rivendicare il diritto di ogni tifoso a seguire la propria squadra, il messaggio lanciato dai promotori della petizione è chiaro: Napoli e i suoi tifosi meritano rispetto. È fondamentale che le istituzioni si muovano in modo attivo per rivedere queste misure e comprendere le ripercussioni che hanno sul tessuto sociale. La questione non riguarda solo il calcio, ma abbraccia temi più ampi come la partecipazione e l’inclusione.
I tifosi partenopei sono noti per portare colore, passione e un’energia unica in ogni stadio d’Italia. Riconoscere il valore di questa comunità significa preservare una parte della cultura e della storia di Napoli. È tempo di dare ascolto a chi semplicemente desidera sostenere la propria squadra senza sentirsi emarginato. La battaglia per il riconoscimento dei diritti dei tifosi napoletani è solo all’inizio, ma con il supporto della comunità e delle istituzioni, può condurre a una svolta significativa.