La discussione sulla bellezza e sul degrado di Napoli si fa sempre più accesa grazie alle dichiarazioni di don Salvatore Giuliano, parroco della storica chiesa di San Giovanni Maggiore. Con un palese richiamo a Dostoevskij, il religioso lancia un appello per richiamare l’attenzione sulla necessità di curare e preservare il patrimonio artistico della città . La sua denuncia si fonda su una realtà che, a suo avviso, mina non solo il decoro della chiesa ma il contesto urbano in cui essa si trova, un luogo di grande significato sia spirituale che culturale.
Don Salvatore Giuliano e l’appello per la bellezza
Don Salvatore Giuliano non ha dubbi riguardo al degrado che affligge Napoli. La sua riflessione nasce dall’osservazione della bellezza che circonda i cittadini, apparentemente ignorata. Secondo il parroco, gli abitanti di Napoli sembrano ignorare il proprio patrimonio culturale, che viene continuamente trascurato e maltrattato. Pace della nostra bellezza, cerca di sollecitare una riacquisizione della consapevolezza da parte dei cittadini.
Il parroco afferma che la cura della bellezza non è solo un atto estetico, ma un’opportunità per promuovere una maggiore umanizzazione. L’idea di far leva sulla bellezza per attrarre coloro che operano nel malaffare verso pratiche e valori più positivi è una delle sue preoccupazioni principali, nonostante riconosca il rischio di essere considerato un illuso. La sua opera è costellata da iniziative tese a rivalutare e tutelare il patrimonio storico, ma anche da esperienze di vandalismo che hanno costretto il parroco ad installare videosorveglianza per proteggere il luogo di culto.
I danni alla piazza e alle iniziative culturali
Don Salvatore non si limita a esprimere la sua amarezza: scava nei dettagli delle problematiche quotidiane che affliggono Piazza San Giovanni Maggiore, che funge da epicentro della movida napoletana. Il parroco denuncia che il luogo, seppur vivace e frequentato da tanti giovani, diventa spesso terra di nessuno dopo certe ore, costringendolo a riparare le murature dal vandalismo e a sostituire le fioriere devastate. È un ciclo di deterioramento che, a suo parere, richiede una risposta collettiva e non può essere relegato alle sole responsabilità individuali.
Oltre a mantenere la chiesa, don Salvatore coordina eventi culturali, visite guidate e convegni, cercando di riportare l’attenzione sulla bellezza delle opere d’arte e dei monumenti circostanti. Questo impegno è accompagnato dalla colpevole trascuratezza delle istituzioni, che spesso non rispondono adeguatamente alle necessità di chi vive l’area. La presenza di cassonetti fronte chiesa e l’inaccessibilità di monumenti storici rendono evidente la complessità del problema.
Necessità di un’alleanza per il bene comune
Il grido d’allerta di don Salvatore trova sostegno in altri esperti, tra cui storici dell’arte come Francesca Amirante e Riccardo Naldi, che si sono uniti a lui nel valorizzare la bellezza di Napoli. Le loro osservazioni evidenziano quanto sia fondamentale migliorare la fruizione e la tutela dei beni artistici. Profondamente radicati nel tessuto culturale della città , invitano anche le istituzioni a prendere parte attiva in una sorta di alleanza che coinvolga tutti, dai cittadini alle associazioni, fino alle forze politiche.
La richiesta di un “patto” è fondamentale per una rigenerazione della città che inizi con la valorizzazione del suo patrimonio culturale. Senza un cambio di mentalità , che parta dall’apprezzamento della bellezza e dal risveglio di un autentico senso civico, potremmo continuare a vedere Napoli come una città bella ma dimenticata. La consapevolezza di avere un’identità ricca e complessa deve tradursi in atti concreti da parte di tutti, affinché il patrimonio artistico non rimanga relegato a un faro spento nel degrado.