Un’analisi recente ha messo in luce come Napoli rappresenti uno dei capoluoghi italiani in cui si verifica un significativo squilibrio tra il numero di occupati e quello dei pensionati. Nonostante la presenza di una popolazione giovane nel Mezzogiorno, il saldo tra pensioni e stipendi continua a essere preoccupante. Nel contesto attuale, questo tema non solo solleva interrogativi su futuro economico e occupazionale della città, ma richiede anche l’attenzione su fenomeni che affliggono regioni meridionali.
Secondo un rapporto pubblicato dal centro Studi della Cgia di Mestre, Napoli si colloca subito dopo Lecce per il maggior squilibrio tra il numero di occupati e pensionati, con un saldo negativo di 92 mila unità. Ciò significa che per ogni 100 lavoratori attivi, ci sono 92 pensionati in più, un dato che richiama l’attenzione su questioni delicate come l’invecchiamento della popolazione e il mercato del lavoro. Questa situazione non è isolata: anche altre città del Sud Italia, come Messina e Reggio Calabria, mostrano simili tendenze, con saldi negativi che superano gli 80 mila.
Il numero crescente di pensioni rispetto agli stipendi è un fenomeno che si è accentuato nel corso degli anni e non può essere attribuito unicamente ai pensionati di vecchiaia. Infatti, una parte significativa delle pensioni nella regione è rappresentata da sussidi per invalidità e altre forme di assistenza sociale. Pertanto, il numero di assegni erogati è più collegato a situazioni di necessità sociale piuttosto che a un’anzianità generale della popolazione. Questi dati rivelano non solo una crisi occupazionale, ma anche un sistema di welfare che sembra incapace di rispondere in modo adeguato alle esigenze del territorio.
Le statistiche mostrano che Napoli detiene il primato nazionale nell’erogazione di sussidi alla popolazione, primeggiando in categorie quali il Reddito e Pensione di cittadinanza. Nel gennaio 2023, sono stati registrati 163.384 nuclei coinvolti, corrispondenti a oltre 421 mila beneficiari. L’importo medio mensile dei sussidi si attesta intorno ai 651 euro. Questi numeri sono indicativi di una realtà economica complicata, in cui le opportunità di lavoro stentano a decollare e la popolazione si trova spesso a far affidamento su misure assistenziali.
Anche dopo la rimodulazione del Reddito di cittadinanza in Assegno di inclusione, la situazione appare complessa. Infatti, nonostante un taglio significativo di 99 mila sussidi solo nella provincia di Napoli, il bisogno di sostegno economico rimane alto. Inoltre, l’Osservatorio dell’Istituto di previdenza ha indicato che nel Mezzogiorno ben il 28% delle pensioni è di invalidità, un dato che evidenzia una realtà socioeconomica differente rispetto al Nord, dove la percentuale è significativamente inferiore.
Secondo le proiezioni demografiche, la quota di popolazione in età lavorativa in Campania potrebbe scendere dal 66% al 57% entro il 2042. Questa diminuzione si riflette in un quadro più ampio, segnato dalla denatalità e dal progressivo invecchiamento della popolazione. Gli ultimi rapporti di Bankitalia suggeriscono che dal 2007 al 2022 la popolazione regionale debba fare i conti con una perdita di residenti, evidenziando una situazione in controtendenza rispetto ad altri territori europei, che invece mostrano una crescita.
La riduzione della popolazione attiva ed i conseguenti pensionamenti di massa – con 2,9 milioni di italiani destinati a lasciare il mercato del lavoro entro il 2028 – possono aggravare ulteriormente la già critica situazione occupazionale. Questo scenario implica che essere in grado di attrarre lavoratori e frenare l’emigrazione verso il Nord sarà cruciale per il Mezzogiorno, specialmente per le città come Napoli, dove il saldo occupazionale è in continua flessione.
Attualmente, solo 47 province italiane su 107 monitorate mostrano un saldo positivo di occupazione, e tra queste spiccano Cagliari e Ragusa, uniche rappresentanti del Mezzogiorno. Al contrario, la Città metropolitana di Milano si attesta come la realtà più virtuosa, con un saldo positivo di 342 mila posti di lavoro. I leader locali e nazionali sono quindi chiamati a un impegno significativo per aumentare l’occupazione, considerando l’importanza di far emergere i lavoratori irregolari e alzare i già bassi tassi di occupazione giovanile e femminile, quest’ultima ferma al 30,9% in Campania, in confronto al 52,2% a livello nazionale.
Il tempo per un cambiamento è chance fondamentale, mostrando che l’attenzione al mondo del lavoro, il miglioramento delle condizioni economiche e la creazione di opportunità sono tratti essenziali per il rilancio di Napoli e di altre città meridionali. Sebbene il panorama attuale possa sembrare scoraggiante, l’inserimento di strategie attive può segnare un punto di svolta significativo per la rivitalizzazione socioeconomica.