Napoli, luglio 2024: anziana in Pronto Soccorso attende ore con ferita grave, polemiche e indignazione

In un contesto sanitario già difficile, la cronaca napoletana mette in luce un episodio che ha scatenato indignazione e dibattito. È accaduto nel luglio 2024 quando una donna di 79 anni, C.E., ha subito un grave incidente domestico e si è ritrovata in una situazione di attesa prolungata in Pronto Soccorso, mentre le sue condizioni richiedevano un intervento immediato. Questo evento rappresenta un punto di confronto per la sanità nel Mezzogiorno, suscitando interrogativi non solo sulla gestione delle emergenze, ma anche sul rispetto della dignità dei pazienti.

L’incidente domestico e l’arrivo in ospedale

Una caduta sconvolgente

C.E., una donna alla soglia degli ottanta anni, vive con diverse patologie croniche. Tra queste, spiccano l’artrite reumatoide, l’osteoporosi e un principio di demenza senile, che le causano momenti di confusione. L’episodio che ha innescato la catena di eventi si è verificato in tarda mattinata di lunedì quando, a causa di possibili giramenti di testa e dolori diffusi, C.E. ha tentato di sedersi e ha perso l’equilibrio, finendo per cadere e procurandosi una vistosa ferita lacero-contusa alla testa.

Subito soccorsa dal personale del 118, la donna è stata trasportata d’urgenza all’ospedale Cardarelli, nonostante risiedesse a Fuorigrotta, non lontano dalla struttura sanitaria. Secondo le testimonianze, la donna era stata classificata inizialmente con codice giallo, che indica una situazione di emergenza. Tuttavia, durante il triage, si è vista declassare a codice verde, segnalando una percezione di minore urgenza da parte del personale sanitario.

L’attesa al pronto soccorso

All’arrivo al Cardarelli, la famiglia ha atteso pazientemente, ma le condizioni della donna non sono state adeguatamente monitorate. Dopo un’attesa che è stata percepita come infinita, i familiari hanno messo in evidenza la sofferenza della paziente, sottolineando che stava vivendo momenti di confusione, che non aveva mangiato e che non aveva assunto i suoi farmaci. Nonostante le sollecitazioni, la risposta del personale non è stata soddisfacente, poiché hanno indicato che il Pronto Soccorso era occupato con casi di gravità superiore.

Il servizio al pronto soccorso: la versione del Cardarelli

Gestione emergenziale

A fronte delle polemiche suscitate, l’ospedale Cardarelli ha fornito una versione ufficiale dell’accaduto. L’amministrazione ha confermato che C.E. ha atteso dalle 14:44 alle 19:45, con un’attesa di circa cinque ore, un tempo che si differenzia da quanto riportato dai familiari. Durante questo periodo, il Pronto Soccorso ha dovuto gestire un numero inusuale di pazienti gravi: otto codici rossi e 29 codici arancioni. Tra questi, sono stati trattati casi ritenuti di vitale importanza, come pazienti con gravi ustioni e fratture.

Questa gestione delle emergenze è stata sottolineata nell’ottica di chiarire come, nel contesto della sanità pubblica, la priorità venga data ai casi più critici. L’ospedale ha specificato che C.E. non ha mai perso conoscenza e ha rifiutato di effettuare una TAC, fondamentale per escludere eventuali traumi cranici gravi.

La comunicazione tra ospedale e familiari

Tuttavia, la comunicazione tra il personale sanitario e i familiari della paziente è stata al centro di aspre critiche. I congiunti dell’anziana hanno evidenziato che, sebbene sia stata registrata come codice verde, le condizioni di salute della signora avrebbero dovuto giustificare un’attenzione maggiore. L’accompagnatrice ha sottolineato come la percezione del tempo di attesa fosse influenzata dalla gravità visibile della ferita e dal suo stato psicologico, aggravato dall’emorragia.

Le conseguenze dell’attesa e il futuro della paziente

Scelta di ricorrere a strutture private

Dopo un’attesa considerevole senza un intervento tempestivo, i familiari hanno deciso di lasciare il Pronto Soccorso e di cercare assistenza in una struttura sanitaria privata. La preoccupazione principale era quella di garantire le cure necessarie e tempestive, in un contesto in cui i tempi d’attesa in ospedale sembravano interminabili. Questa decisione ha generato un’ulteriore riflessione sull’efficacia e sull’affidabilità del sistema sanitario pubblico.

L’impatto sull’immagine della sanità napoletana

L’episodio ha sollevato interrogativi non solo a livello locale, ma ha anche toccato temi più ampi legati alla sanità nel Mezzogiorno, evidenziando problematiche croniche relative alle risorse e alla gestione delle emergenze. Gli operatori sanitari, già sotto pressione per il numero elevato di pazienti, si sono trovati al centro di un dibattito che richiede maggiore attenzione e sensibilità verso la dignità dei pazienti, specialmente quelli più vulnerabili.

Il grave incidente che ha coinvolto C.E. rimane un campanello d’allarme per il sistema sanitario locale, rivelando l’importanza di un bilancio tra le priorità mediche e il trattamento umano dei pazienti. Sarà fondamentale continuare a monitorare questa situazione affinché episodi simili non si ripetano e si possa garantire un servizio sanitario all’altezza delle aspettative e dei diritti dei cittadini.

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Redazione