La città di Napoli ha appena vissuto un momento di forte impatto emotivo in occasione dei funerali di Arcangelo Correra, un giovane di soli 18 anni tragicamente ucciso in circostanze ancora da chiarire mentre un amico maneggiava un’arma da fuoco. Il corteo funebre, che si è snodato da via Tribunali fino alla Chiesa di Santa Caterina a Formiello, ha visto una partecipazione massiccia da parte di amici e familiari, uniti nel dolore e nella rabbia. In questo contesto, l’arcivescovo, Don Mimmo Battaglia, ha pronunciato un’omelia intensa, invitando i giovani a riflettere sull’importanza della verità e della vita.
La cerimonia funebre si è aperta con un grande striscione esposto presso la Chiesa, recitante: “Niente sarà come prima, vivrai per sempre”. Questo messaggio ha sintetizzato il sentimento collettivo di perdita e nostalgia per un giovane la cui vita è stata interrotta da una tragedia inaccettabile. Il corteo ha attirato migliaia di persone, che hanno dedicato cori ed applausi in segno di rispetto e solidarietà. Questo evento ha messo in luce non solo il dolore della comunità per la perdita di un giovane, ma anche la crescente preoccupazione per il fenomeno della violenza giovanile a Napoli.
Il tragitto da via Tribunali a piazza Enrico De Nicola è stato caratterizzato da momenti di silenzio e di fervente partecipazione, con la gente che si univa in un vero e proprio “coro da stadio”, sottolineando l’affetto e la vicinanza nei confronti della famiglia di Arcangelo. La presenza di molti giovani, amici e compagni di scuola ha rappresentato un’evidente testimonianza della vita vivace e promettente che il ragazzo aveva davanti a sé.
All’interno della Chiesa di Santa Caterina a Formiello, Don Mimmo Battaglia ha preso la parola davanti a una congregazione visibilmente toccata. Il suo discorso ha spaziato su temi cruciali come la violenza, la verità e la responsabilità individuale. “Se non gridiamo con tutte le nostre forze basta, non faremo nulla per Arcangelo”, ha esordito l’arcivescovo, rivolgendo un appello diretto ai giovani presenti, invitandoli a non rimanere in silenzio di fronte alle ingiustizie.
Le sue parole hanno risuonato in modo incisivo: “Basta con la morte dei ragazzi, basta con ogni logica di violenza. Non possiamo fingere; tutto questo dipende anche da noi e da tutti voi.” Don Mimmo ha sollecitato i giovani a prendere posizione per la vita e a combattere contro la cultura dell’armi e della morte. Ha ricordato loro che “la verità viene prima degli amici” e ha esortato a scegliere l’onestà come valore fondamentale.
Questo monito ha colpito in particolar modo i presenti, sollecitando una riflessione profonda sulla direzione che la vita di ciascun giovane può prendere. Nelle sue parole si avvertiva il desiderio di un cambiamento, di un passaggio da una cultura di violenza a una di dialogo e responsabilità. In un momento così drammatico, l’invito di Don Mimmo ha avuto lo scopo di risvegliarli dalla passività, esortandoli a costruire un futuro migliore rispetto a quello che era costato caro al loro amico.
La tragica morte di Arcangelo Correra non è solo un evento personale, ma ha sollevato questioni più ampie sulla sicurezza e sul futuro dei giovani nella società odierna. La reazione della comunità, visibile attraverso il significativo afflusso di persone al funerale e le forti emozioni espresse, ha messo in luce una sorta di presa di coscienza collettiva.
Questa vicenda ha spinto i cittadini a interrogarsi sulle origini della violenza giovanile e sulla necessità di un cambiamento culturale profondo. Diverse associazioni locali e movimenti giovanili hanno iniziato a discutere strategie e metodologie per affrontare il problema, incoraggiando i giovani a partecipare attivamente alla costruzione di una società più giusta e pacifica. I temi affrontati durante l’omelia di Don Mimmo potrebbero rappresentare un catalizzatore per azioni future, mirate a riportare i giovani sulla retta via, lontano dalle tentazioni della violenza e del crimine.
In un momento di tanta sofferenza, la comunità di Napoli si è unita per commemorare Arcangelo e riflettere sul significato della sua vita, non solo come un giovane tragicamente scomparso, ma anche come simbolo di tutte le potenzialità che possono andare perdute in una spirale di violenza.