Una notizia inquietante arriva da Napoli, dove la Guardia di Finanza ha portato a termine un’indagine che ha rivelato il funzionamento di una centrale di trasmissione Iptv, operante dal giugno 2020 e specializzata nella diffusione illegale di contenuti televisivi, serie e pellicole. Il fulcro dell’organizzazione, un 23enne di Marianella, Cristian Fidato, è stato arrestato non solo per atti di pirateria audiovisiva, ma anche per la grave accusa di aver commercializzato materiale pedopornografico attraverso chat online. Le autorità hanno già avviato una serie di sanzioni nei confronti di migliaia di clienti coinvolti.
L’indagato: Cristian Fidato e il suo impero illegale
Cristian Fidato, un giovane di 23 anni residente a Marianella, è diventato il protagonista di un’indagine che ha fatto tremare il web e le istituzioni. Il suo operato si è esteso lungo quasi quattro anni, durante i quali ha gestito un’imponente rete di trasmissione pirata. Attraverso la piattaforma Iptv, ha fornito un accesso illegittimo a serie televisive e film, incassando profitti considerevoli. Il suo modello di business prevedeva un abbonamento mensile di 10 euro o annuale di 80 euro, permettendo di racimolare ben 850mila euro da una clientela distribuita soprattutto tra Napoli e i suoi dintorni, ma anche in Paesi come Svizzera, Belgio e Lettonia.
Il giovane non si è limitato a vendere contenuti audiovisivi. Le indagini hanno rivelato che aveva allestito una chat, dove proponeva a pagamento video e foto di contenuto pedopornografico. I pacchetti che offriva variavano da soli 2 dollari per un video a 150 dollari per un pacchetto di 350 contenuti, evidenziando una spietata stessa commercializzazione di atti illeciti.
Le conseguenze legali per i clienti
L’indagine condotta dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Napoli, sotto la supervisione del Comandante Paolo Consiglio, ha portato a individuare ben 6mila utenti che hanno usufruito dei servizi di Fidato. Le sanzioni, che vanno da un minimo di 150 euro a un massimo di 5mila euro, saranno notificate nei prossimi giorni. Questi utenti, nonostante le conseguenze legali, si sono avvalsi di un sistema di pagamento variegato, utilizzando sia conti bancari italiani ed esteri, sia criptovalute, con più di 2mila persone che hanno effettuato transazioni tramite wallet digitali.
Il coinvolgimento diretto di così tanti utenti, soprattutto in un’era in cui la distribuzione di contenuti digitali è all’ordine del giorno, mette in discussione la consapevolezza e l’educazione rispetto all’uso della tecnologia e alla legalità . Le autorità stanno prendendo misure ferme per garantire che coloro che hanno abusato di queste piattaforme siano chiamati a rispondere delle loro azioni.
Scoperte inquietanti: contenuti e traffico di sostanze
L’operazione ha portato a scoperte sconcertanti. Durante i controlli nell’appartamento di Fidato, gli agenti hanno rinvenuto circa 1.600 contenuti di natura pedopornografica, il che ha alzato il livello dell’inchiesta su questa triste realtà . Non solo la diffusione di materiale illecito, ma anche legami con il traffico di sostanze stupefacenti sono emersi nel corso delle indagini. È stato trovato un impianto all’interno della sua residenza, attrezzato per la coltivazione di cannabis, riscontrando una realtà astuta e pericolosa all’interno di un ambiente apparentemente medio.
Ma non finisce qui. Complessivamente sono stati identificati 46 siti web collegati all’attività di Fidato, di cui 19 già bloccati e altri 27 oggi. Un sistema complesso di redirect permetteva di deviare gli utenti verso nuove pagine ogni volta che quelle originali venivano inibite. Le autorità stanno operando senza sosta per smantellare questa rete calda di illegalità .
Le altre persone coinvolte e l’evoluzione dell’inchiesta
Oltre a Fidato, l’inchiesta ha coinvolto anche altri soggetti, come Fiorino Della Corte, 44 anni, e Anatoliy Perrotta, 30 anni, ai quali il giudice Maria Luisa Miranda ha imposto l’obbligo di presentazione quotidiana agli organi di polizia. Questi nomi si sommano all’ormai turpe scenario, evidenziando come la questione della pirateria audiovisiva e della diffusione di contenuti illeciti travalichi i confini di un’unica persona.
Il fatto che, già nel 2020, Fidato avesse manifestato preoccupazioni per le sue azioni parlando con amici sul rischio di un arresto, dimostra la consapevolezza del contesto in cui operava. Quattro anni dopo, quelle paure si sono materializzate. Al momento, le indagini proseguono con l’obiettivo di identificare eventuali complici e perseguire tutti coloro che hanno contribuito a questa rete di inganni.