Un’opera d’arte imponente sta prendendo forma nel cuore di Napoli grazie a Dino Morra, artista e scrittore, che con la sua home gallery in Piazza De Martiri riesce a mescolare letteratura e arte in un mix provocatorio. “Napoli, ti odio!” è il titolo del suo libretto, una denuncia delle storture e delle problematiche che affliggono la città. Morra, con uno sguardo critico e incisivo, affronta il tema della cultura partenopea, non da semplice passante, ma da osservatore attento e “indignato speciale”. La sua visione spinge a riflettere su una Napoli che, pur con tutte le sue bellezze, presenta un volto problematico, dominato da comportamenti discutibili come il paraculismo, in un contesto dove alle istituzioni manca una regia seria.
Osservando la piazza, il primo segnale di abuso si manifesta attraverso l’espansione non autorizzata di dehors di bar e lounge. Il case study del dehors di fronte alla galleria, che passa da due a dieci tavoli, rappresenta una realtà percepibile da tutti. Questa problematica non è solo una questione di decoro urbano, ma solleva interrogativi etici e civili. Le istituzioni, in particolare, dovrebbero rispondere a tali trasgressioni, ma la loro indifferenza contribuisce a perpetuare un clima di illegalità che sembra quasi normalizzarsi. In un contesto dove la linea di demarcazione tra legalità e illegalità è sempre più sfumata, la risposta dei cittadini è spesso insoddisfacente, con molti che preferiscono adottare l’atteggiamento del “lasciamo fare” in attesa di guadagni momentanei.
L’assessore alla cultura Nino Daniele, pur essendo un ex, rappresenta una voce che lavora per spiegare e razionalizzare la presenza di opere d’arte contemporanea, spesso criticate per la loro apparente assenza di significato. Frasi come “Cosa hanno in comune la Venere degli Stracci di Pistoletto e il Pulcinella fallico di Pesce?” confermano il dibattito in corso sulla validità di certe scelte artistiche in una città così ricca di storia. Eduardo Cicelyn, fondatore del Museo Madre, sottolinea che Napoli non è solo un palcoscenico di opere atipiche, ma ha molto da offrire e merita una riflessione critica riguardo al suo patrimonio culturale.
Questa discussione sulla produzione artistica è particolarmente viva nei salotti culturali della città, dove interlocutori come Ferdinando Verdi, esperto di edilizia, discutono delle problematiche legate ai piani regolatori e della difficile convivenza tra cultura e abusivismo urbano. Verdi richiama l’attenzione sul fatto che Napoli, con il suo centro storico, è la città più grande d’Europa, portando a riflettere sulle sfide e le opportunità che questo implica per la gestione della cultura e dell’arte. Il libro di Morra, “Napoli, ti odio!”, si inserisce in questo contesto, presentando una serie di illustrazioni e critiche che invitano a guardare oltre le mere apparenze.
Il turismo è un tema cruciale per Napoli, una città che si è trovata ad affrontare sfide legate alla sua immagine e alla gestione dei flussi turistici. Il periodo di rinascita turistica, avviato durante l’era De Magistriis e Daniele, aveva suscitato speranze per una gestione più sostenibile delle risorse e delle bellezze locali. Tuttavia, questa visione spesso si è scontrata con la realtà di un “distru/turismo”, che ha snaturato l’indole stessa della città, portando a una fruizione selvaggia del patrimonio culturale.
Diego Guida, editore con oltre un secolo di storia familiare, osserva come Napoli parli troppo e legga poco, una condizione che limita l’efficacia della promozione culturale. Ogni copia venduta rappresenta un atto di resistenza alla banalizzazione del linguaggio e simbolizza una speranza di riscatto culturale. La cultura non è soltanto una questione di eventi e prodotti; è un modo di vivere e di relazionarsi con il territorio. Resta quindi fondamentale attuare una riflessione profonda su come reincanalare l’energia creativa della città e valorizzare un turismo che non svilisse le sue ricchezze.