Nella celebrazione del Natale, Papa Francesco ha lanciato un forte appello alla pace durante il tradizionale messaggio urbi et orbi, pronunciato dalla Loggia Centrale della Basilica Vaticana. Le sue parole, cariche di emozione e speranza, si rivolgono non solo ai fedeli presenti in piazza San Pietro ma anche a tutti coloro che perseguitano la pace in un mondo afflitto da conflitti e divisioni.
Il Papa ha esordito evocando l’incanto del mistero della nascita di Gesù. “Questa notte si è rinnovato il mistero che non cessa di stupirci e di commuoverci”, ha affermato. La Vergine Maria, avvolgendo il bambino in fasce e posandolo in una mangiatoia, segna l’inizio di una nuova speranza. Questo evento, accaduto oltre duemila anni fa, trova nuova vita attraverso lo Spirito Santo, donando a ogni uomo e donna il messaggio di amore e perdono: “Io ti amo, ti perdono, ritorna a me”.
Francesco ha sottolineato l’importanza di questo messaggio nel contesto attuale, un messaggio che invita tutti alla riconciliazione e alla riunione sotto l’amore di Dio. La Porta Santa, che il Papa ha aperto a San Pietro, simboleggia questa accoglienza universale. “La porta del cuore di Dio è sempre aperta”, ha ribadito, esortando a lasciare da parte ogni divisione e a riconciliarsi con il Signore.
Nel suo discorso, il Papa ha messo in evidenza le numerose crisi che affliggono il pianeta, partendo dalla guerra in Ucraina. “Tacciano le armi nella martoriata Ucraina!” ha esclamato, esortando a trovare il coraggio di avviare dialoghi e negoziati per una pace duratura. Lo sguardo di Francesco si è poi rivolto al Medio Oriente, esprimendo preoccupazione per la situazione umanitaria a Gaza e fra le comunità cristiane in Palestina e Israele. “Cessi il fuoco, si liberino gli ostaggi e si aiuti la popolazione stremata dalla fame e dalla guerra”, ha chiesto, evidenziando la delicatezza della situazione nella regione.
Francesco ha voluto anche ricordare le difficoltà affrontate dai libanesi e dai siriani, esortando a cercare soluzioni che possano favorire la riconciliazione. Il messaggio di speranza si è esteso a tutti coloro che soffrono nel continente africano, colpito da epidemie e violenze, sostenendo che la nascita del Salvatore possa portare sollievo e sostegno ai più vulnerabili.
Il Papa ha incoraggiato tutti a farsi “pellegrini di speranza”, sottolineando l’importanza di andare oltre le proprie paure per aprirsi all’altro. Ha esortato a varcare la Porta che rappresenta Gesù, rimuovendo divisioni e contese. “Entrare per la Porta richiede sacrificio”, ha detto, ricordando che è necessario abbandonare ciò che divide per abbracciare la pace che il Bambino rappresenta.
Francesco ha messo in risalto la condizione di molti bambini nel mondo, che vivono sotto il peso della guerra e della fame. Ha chiesto aiuti umanitari per tutti coloro che soffrono, dagli anziani soli ai rifugiati, per costruire un futuro migliore per le generazioni a venire. In questo contesto, il Papa ha reso omaggio a coloro che, silenziosamente e con dedizione, operano per il bene del prossimo, come genitori, educatori e operatori di carità.
Con un messaggio chiaro e incisivo, Papa Francesco ha concluso il suo intervento con un invito a perdonare le offese e a rimuovere i debiti, in accordo con l’essenza del Giubileo. La sua esortazione a “lasciarci riconciliare con Dio” risuona come un richiamo potente all’unità e alla pace. “Venite! Lasciamoci riconciliare con Dio, e allora saremo riconciliati con noi stessi e potremo riconciliarci tra di noi”. La sua voce si è levata come una speranza in un giorno di festa, augurando a tutti un sereno Natale e un futuro pacifico.