Le carceri italiane si trasformano in un vero e proprio crocevia della criminalità , un luogo in cui culture, nazionalità e mode di delinquenza si mescolano, dando vita a inediti fenomeni mafiosi. Chiara Colosimo, presidente della commissione parlamentare Antimafia, ha lanciato un avvertimento durante un convegno a Napoli organizzato dall’Unione dei sindacati di Polizia penitenziaria, evidenziando i rischi connessi a questa crescente interazione.
Il carcere come laboratorio di criminalitÃ
L’intervento di Chiara Colosimo si è concentrato sull’analisi di come le carceri italiane, a seguito dell’afflusso di detenuti con background criminale eterogenei, rappresentino un terreno fertile per la nascita di nuovi accordi tra diverse organizzazioni mafiose. La presidente ha descritto il contesto attuale, in cui il confine tra le diverse mafie tende a dissolversi, lasciando spazio a un’articolazione delle attività illecite caratterizzata dalla collaborazione e dall’intesa. Questo fenomeno, secondo Colosimo, è crescente e può avere ripercussioni significative sulla sicurezza pubblica e sull’ordine sociale.
In particolare, la presidente ha osservato che all’interno delle istituzioni penitenziarie avviene un intreccio di storie e modalità di criminalità che facilita la creazione di sodalizi. “Il carcere è un luogo dove le diverse mafie si incontrano e interagiscono,” ha sottolineato Colosimo. Questa convergenza non si limita a una mera problematica carceraria, ma riflette una ristrutturazione del panorama della criminalità organizzata in Italia, dove la spartizione del territorio tra i gruppi mafiosi non avviene più sulla base della supremazia storica di una fazione, ma in funzione di opportunità economiche.
Le nuove strategie di spartizione territoriale
Un aspetto cruciale del discorso di Colosimo è stata la segnalazione di un cambio di approccio nella gestione delle attività illecite da parte delle mafie. Le tradizionali battaglie per il predominio territoriale sembrano lasciare il posto a un modello basato sulla cooperazione economica. “Non esiste più una supremazia di una mafia rispetto a un’altra,” ha affermato. Le organizzazioni si stanno adattando al contesto, collaborando in modo pragmatico per massimizzare il profitto derivante da attività illecite.
Questo nuovo modello crea potenziali alleanze tra gruppi mafiosi, che, incontrandosi in carcere, possono unire le forze e sfruttare le risorse economiche a disposizione. La presidente della commissione Antimafia ha messo in guardia sull’importanza di monitorare questi sviluppi, poiché il carcere diventa il punto di partenza per attività illecite al di fuori, rendendo necessaria una vigilanza costante.
L’importanza del ruolo della polizia penitenziaria
Nel chiudere il suo intervento, Colosimo ha evidenziato il fondamentale compito della Polizia penitenziaria nel contrastare queste nuove forme di organizzazione mafiosa. Secondo la presidente, la prevenzione deve diventare il fulcro del lavoro degli agenti, più che la mera repressione. Riconoscere e affrontare le dinamiche che si stanno sviluppando all’interno delle carceri potrebbe essere essenziale per prevenire la nascita di nuovi sodalizi criminali.
Uno strumento spesso sottovalutato è il regime del 41 bis, che Colosimo ha descritto come cruciale per evitare che informazioni sensibili sulle attività mafiose vengano diffuse all’esterno. “La prevenzione oggi può prevenire una crisi futura,” ha affermato. La presa di coscienza da parte delle autorità competenti e l’implementazione di strategie di sicurezza più efficaci saranno determinanti nel garantire che le carceri rimangano sotto controllo e che la mafia non riesca a espandere la sua influenza oltre il muro penitenziario.