Le recenti indagini che coinvolgono Sma Campania gettano un’ombra inquietante sulle gestione delle risorse pubbliche nel settore dei servizi di depurazione. Al centro dell’inchiesta della Corte dei Conti ci sono irregolarità nei processi di avanzamento di carriera e nell’assegnazione di aumenti salariali a personale che non soddisfa i requisiti normativi. Gli accertamenti condotti dai ghiaccianti numeri parlano di un danno erariale che si aggira attorno ai 5,7 milioni di euro, cifra che ha sollevato interrogativi sulla responsabilità dei vertici aziendali e sugli effetti di tali pratiche nel contesto della gestione finanziaria della Regione Campania.
Il fulcro dell’inchiesta riguarda le modalità con cui sono stati gestiti i progressi di carriera all’interno delle strutture operative della Sma, ovvero la società che gestisce i servizi di depurazione. Secondo quanto emerso, gli avanzamenti non sarebbero stati effettuati in base al merito o alle competenze dimostrate dai dipendenti. Infatti, la procura contabile ha evidenziato che tali promozioni sono avvenute senza alcun tipo di selezione o valutazione del personale, creando un clima di disuguaglianza nella gestione delle risorse umane.
Le irregolarità non si limiterebbero ai soli avanzamenti di carriera, ma potrebbero estendersi anche al sistema di remunerazione. Si parla di una concessione indebita di “superminimi”, una voce salariale solitamente riservata ai lavoratori che svolgono mansioni particolarmente onerose o che hanno dimostrato capacità produttive superiori alla media. Questi aumenti di stipendio, concessi in modo immotivato, avrebbero generato disuguaglianze economiche tra i dipendenti e contribuito al danno erariale contestato.
La situazione ha coinvolto diversi ex vertici di Sma e funzionari operativi, già noti nell’ambito dell’inchiesta. Tra i principali destinatari delle contestazioni emerge l’ex presidente Giuseppe Cammarota e altri ex amministratori come Ciro De Leo, Raffaele Scognamiglio e Giuseppe Esposito. Figureranno anche l’ex dirigente Lorenzo Di Domenico e l’ex financial manager Roberto Iavarone, che dovranno ora dimostrare il loro operato e fornire eventuali documenti all’autorità giudiziaria contabile.
Inoltre, alcuni di questi individui, tra cui Di Domenico, Scognamiglio e Silvestro, sono già stati rinviati a giudizio in un procedimento penale per reati tra cui peculato e abuso d’ufficio da parte del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. La complessità della situazione richiede ora che gli interessati espongano le proprie difese, con un possibile impatto sulle posizioni lavorative e sulle prospettive future dei coinvolti.
Le indagini della Corte dei Conti hanno innescato un acceso dibattito politico, soprattutto considerando il contesto finanziario della Regione Campania. Il Senatore di Fratelli d’Italia, Antonio Iannone, ha sottolineato quanto queste irregolarità nell’ambito della Sma si inseriscano in un quadro più ampio di malversazioni nella gestione delle società regionali. È da notare l’accento posto da Iannone sul contrasto tra le dichiarazioni del Presidente della Regione, Vincenzo De Luca, riguardo la necessità di più risorse per la sanità e l’apparente disattenzione verso gli sprechi perpetrati in altri settori.
Le accuse di sperpero delle risorse pubbliche non fanno altro che alimentare le richieste di una maggiore trasparenza e responsabilità negli assetti amministrativi della Regione. Secondo alcuni operatori, il problema non è solo il danno erariale specifico, ma la possibilità che tali pratiche possano incidere sulla credibilità delle istituzioni pubbliche. Questa situazione appare ancor più urgente nel dibattito sull’autonomia differenziata e sull’utilizzo delle risorse pubbliche, tematiche di forte rilevanza in una Regione colpita da annose problematiche gestionali.