Nuove scoperte sulla vera identità del sospetto assassino di Fabrizio Piscitelli, ‘Diabolik’

L’omicidio di Fabrizio Piscitelli, noto col soprannome di ‘Diabolik’, ha suscitato grande attenzione per il suo impatto nel panorama criminale italiano. Ucciso il 7 agosto del 2019 all’interno del parco degli Acquedotti a Roma, l’indagine ha visto la procura di Roma compiere passi significativi, svelando nuovi dettagli sull’identità del presunto killer. Le indagini recenti hanno portato alla luce una serie di elementi che mettono in discussione la verità sull’identità di Raul Esteban Calderon, additato come principale responsabile dell’omicidio.

L’identità falsa del presunto killer

Le indagini della procura di Roma, guidate dal pubblico ministero Mario Palazzi, hanno rivelato che il nome utilizzato dal presunto assassino, Raul Esteban Calderon, è in realtà fittizio. Infatti, durante l’udienza del mese scorso, Palazzi ha richiesto l’acquisizione delle risposte alle rogatorie inviate alle autorità argentine. Innanzitutto, il pm ha dichiarato che “Raul Esteban Calderon non esiste” e ha precisato che il nome era palesemente utilizzato per camuffare la vera identità dell’uomo coinvolto nelle azioni criminose in Italia. Si è ipotizzato che il vero nome dell’imputato sia Gustavo Alejandro Musumeci. Questa rivelazione è stata supportata da un accurato lavoro investigativo che ha permesso di raccogliere prove vitali per il caso.

La chiarificazione dell’identità dell’imputato è fondamentale per la prosecuzione della causa riguardante l’omicidio di Piscitelli. La consapevolezza che un criminale possa operare sotto false identità rende l’analisi delle prove ancora più cruciale, dato il contesto mafioso in cui si è svolto il delitto.

Prove digitali e attività sui social media

Uno degli aspetti più rilevanti emersi dall’indagine riguarda il contenuto trovato sui telefoni sequestrati al momento dell’arresto di Musumeci. Le forze dell’ordine hanno esaminato due dispositivi, da cui sono emersi elementi significativi tra cui messaggi e foto in chat. Un elemento chiave è stato rinvenuto in una chat di WhatsApp con un contatto registrato come “Hermana”, il termine spagnolo che significa sorella. In questa conversazione è stata inviata una foto che, secondo le indagini, presenta una somiglianza con il profilo social di Musumeci, reperito su Facebook.

Grazie a questi dettagli, gli investigatori hanno potuto collegare ulteriormente i puntini, osservando similitudini e attività che suggeriscono un legame diretto tra il sospettato e i suoi contatti familiari. La consultazione delle fonti aperte ha rivelato un profilo social attivo, contenente immagini che corrispondono alle informazioni estetiche dell’assassino. Una simile connessione tra vita privata e attività criminali può rivelare un lato inquietante della storia e del contesto in cui si muovevano questi personaggi, rendendo le indagini ancora più complesse.

Ulteriori conferme nell’inchiesta

Diverse altre prove hanno assicurato il rafforzamento delle accuse nei confronti di Musumeci. Tra le informazioni ritrovate, ci sono chat significative, incluse conversazioni in cui Musumeci verbalizza il suo nome, a conferma della scoperta della sua vera identità. Il 4 marzo 2021, un contatto identificato come ‘Chato’ ha inviato a Musumeci una foto di un documento, seguita da un messaggio allarmante: “tiene una captura vigente”, traducibile come “Hai una cattura in atto”.

Queste informazioni sono ulteriormente supportate dal contenuto di registrazioni in spagnolo, dove si percepisce una conversazione tra Musumeci e sua madre, durante la quale viene ribadito il suo nome e si menzionano i figli, i quali portano i nomi corrispondenti a quelli dei figli di Calderon, creando ulteriori punti di contatto tra i due individui.

Il caso di Fabrizio Piscitelli rimane intriso di ombre e mistero, con ogni nuova scoperta che potrebbe avvicinare la giustizia ai familiari della vittima. La continua opera di indagine apre la strada a molteplici interrogativi su un modo di operare dove l’anonimato e la doppia vita hanno un ruolo cruciale, e rende necessaria una riflessione più ampia sulla criminalità organizzata e sulle sue interconnessioni nei diversi contesti.

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Filippo Grimaldi