Le dinamiche competitive nel panorama musicale moderno continuano a prendere pieghe inaspettate. Recentemente, il rapper canadese Drake ha intrapreso un’azione legale contro Kendrick Lamar, l’acclamato artista che ha ottenuto riconoscimenti come il Premio Pulitzer, e diverse entità del settore musicale. Questa disputa legale coincide con il rinnovato interesse e la crescente popolarità di Lamar, generata in gran parte da una serie di battaglie verbali che hanno infiammato l’industria musicale.
L’azione legale è stata avviata dalla società di Drake, Frozen Moments, che ha presentato documenti presso il tribunale di New York. Nel fascicolo, le accuse sono gravi: si sostiene che Kendrick Lamar, insieme alla sua etichetta discografica, Universal Music, e al gigante dello streaming Spotify, abbiano implementato un “schema” illecito per aumentare artificialmente i numeri di ascolto del brano “Not Like Us“. Questo pezzo è diventato un simbolo della frattura tra i due artisti.
I legali di Drake affermano che l’utilizzo di bot e pratiche di pagamento oscure ha influenzato il posizionamento del brano senza che venisse chiaramente indicata la natura promozionale della musica, un fenomeno noto nel linguaggio dell’industria musicale come “payola“. Secondo l’accusa, Universal non si è limitata a una mera promozione musicale, ma ha orchestrato una vera e propria campagna sistematica mirata a saturare i servizi di streaming e le trasmissioni radiofoniche con le proprie produzioni.
La risposta a queste accusa non si è fatta attendere. Un portavoce di Universal ha dichiarato che tali affermazioni sono “false e offensive“, aggiungendo che la scelta musicale deve rimanere esclusivamente nelle mani dei fan. È evidente che queste dichiarazioni intendono proteggere la reputazione dell’azienda, ma il caso solleva interrogativi più ampi sulla trasparenza e sull’integrità nei processi di promozione musicale.
L’acuità di questo scontro si inserisce in un periodo di forte rivalità tra i due rapper, che si è intensificata nel corso dell’ultimo anno. La tensione, che covava da tempo, è infatti emersa in superficie, portando a una serie di brani dissacranti e risposte aggressive che hanno catturato l’attenzione dell’industria e dei fan. “Not Like Us” ha scalato rapidamente la classifica Hot 100 di Billboard, diventando uno dei tormentoni dell’anno e guadagnandosi diverse nomination ai Grammy per il prossimo anno.
Questo scontro legale non è soltanto una questione tra due artisti, ma riflette le dinamiche complesse e competitive del mondo della musica contemporanea, dove la visibilità e la popolarità possono rapidamente trasformarsi in asset fondamentali. Il ruolo delle streaming company e delle etichette nella promozione di artisti specifici è sotto i riflettori, con l’accusa di pratiche fraudolente che potrebbero avere ripercussioni profonde sull’industria.
La rivalità tra Drake e Lamar ha caratterizzato un capitolo significativo del rap moderno, dimostrando come non siano solo le vendite di dischi a contare, ma anche gli ascolti e la narrativa che circonda gli artisti. La questione di come questi brani vengono promossi e distribuiti è diventata sempre più centrale, e il risultato di questo caso legale potrebbe apportare chiarimenti e cambiamenti nelle pratiche future.
Le prossime settimane saranno cruciali per comprendere l’evoluzione di questa controversia e l’impatto che avrà sui due artisti e sul panorama musicale nel suo complesso.