In un’importante svolta nelle indagini sull’omicidio di Ugo Russo, il 15enne ucciso a Napoli nel 2020, sono stati eseguiti nuovi rilievi questa mattina, 23 settembre. I consulenti tecnici, ingaggiati dalla difesa del carabiniere accusato di omicidio volontario, stanno utilizzando tecnologie avanzate per ricostruire con precisione la dinamica dei fatti avvenuti nel centro della città. L’esito di queste analisi potrebbe avere un impatto significativo sul processo legato a questo controverso caso di cronaca che ha suscitato forti emozioni e dibattiti a livello locale e nazionale.
La sera del 29 febbraio 2020, Ugo Russo e un complice 17enne hanno tentato di rapinare un carabiniere libero dal servizio, che stava parcheggiando la sua auto in via Orsini, a Santa Lucia. Secondo le ricostruzioni, il minorenne ha avvicinato il carabiniere con una pistola, successivamente scoperta essere una replica. Durante il tentativo di rapina, il carabiniere ha aperto il fuoco, colpendo Russo e provocando la sua morte sul luogo dell’incidente.
Questo caso ha acceso un acceso dibattito sulla legittimità dell’uso della forza da parte delle forze dell’ordine in situazioni ad alto rischio, nonché sulla criminalità giovanile nel contesto napoletano. La testimonianza del carabiniere, sostenuta da quella della sua fidanzata, ha contribuito a delineare una versione dei fatti in cui l’uso della pistola d’ordinanza era giustificato come una reazione a un attacco immediato.
Negli ultimi mesi ci sono stati ulteriori sviluppi nelle indagini. Questa mattina i consulenti tecnici della difesa hanno effettuato nuovi rilievi in via Generale Orsini, utilizzando scanner laser per mappare con precisione la scena del crimine. Questa tecnologia consente di creare modelli tridimensionali dettagliati del luogo, misurando gli spazi e le distanze tra l’auto del carabiniere e il punto in cui Russo è stato colpito.
L’obiettivo di queste analisi è determinare anche il momento preciso in cui è avvenuta la sparatoria e capire se il potenziale pericolo rappresentato da Russo fosse ancora presente al momento degli spari. A febbraio, in una precedente serie di rilievi disposti dalla Procura, era stato rimosso uno stipite di porta perforato da un colpo. Questo dettaglio è centrale nelle argomentazioni dei legali: la difesa sostiene che l’ogiva che ha colpito Russo possa essere stata un proiettile rimbalzato.
Diverse sono le testimonianze presentate durante il processo in corso. Il carabiniere ha sempre dichiarato di aver aperto il fuoco per legittima difesa, dopo essersi trovato minacciato dalla pistola di Russo. La fidanzata del militare ha confermato questa versione, sostenendo di aver assistito alla scena e di aver avvertito i colpi dopo aver visto il sedicenne puntare l’arma. Dall’altra parte, il 17enne coinvolto nella rapina ha fornito una narrazione differente, affermando che il carabiniere avrebbe sparato prima di essere attaccato, creando confusione e tensioni riguardo alla sequenza di eventi.
Le indagini continuano, mentre il processo si addentra in una fase cruciale, con l’obiettivo di chiarire una volta per tutte la dinamica di un evento tragico che ha scosso Napoli e ha sollevato interrogativi sulla sicurezza e sull’uso della violenza da parte dei cittadini e delle forze dell’ordine.