Nuovi studi rivelano che tassisti e autisti di ambulanze hanno tassi di mortalità più bassi per Alzheimer

La crescente attenzione verso le malattie neurodegenerative ha portato alla luce studi interessanti su come alcune professioni possano influenzare la salute cerebrale. Recentemente, un’indagine pubblicata sul ‘British Medical Journal‘ ha svelato che tassisti e autisti di ambulanze presentano tassi di mortalità significativamente più bassi legati al morbo di Alzheimer. Questo studio stimola una riflessione sulle interazioni tra attività lavorativa e declino cognitivo, in un contesto in cui i decessi causati dalla malattia si sono raddoppiati negli ultimi trent’anni.

Il contesto dello studio sulle professioni e l’Alzheimer

I ricercatori di Harvard Medical School, in collaborazione con Brigham and Women’s Hospital e Massachusetts General Hospital, hanno scelto di esaminare tutti i decessi avvenuti negli Stati Uniti tra il 2020 e il 2022, attingendo al National Vital Statistics System. Questa scelta ha permesso di analizzare un ampio campione di lavoratori, attraverso l’esame di 443 diverse occupazioni. I risultati ottenuti sono sorprendenti e pongono importanti interrogativi sulle pratiche lavorative e le loro conseguenze sulla salute a lungo termine.

L’aumento della mortalità per Alzheimer e l’effetto dell’invecchiamento della popolazione rendono questi dati ancora più rilevanti. Gli studiosi evidenziano che l’età avanzata è uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo della malattia. In un’epoca in cui le aspettative di vita continuano ad aumentare, comprendere come determinate professioni possano mitigare questo rischio è cruciale.

I dati chiave dello studio

L’analisi ha mostrato che, tra le 8,9 milioni di persone decedute, il 3,88% avevano l’Alzheimer come causa di morte. Approfondendo, emerge che l’1,03% dei tassisti e lo 0,74% degli autisti di ambulanze sono morti a causa della malattia. Questi numeri pongono i tassisti e gli autisti di ambulanze in una posizione unica, caratterizzata dalla ridotta incidenza della malattia rispetto ad altre professioni.

Dopo aver aggiustato i dati per tenere conto di variabili sociodemografiche, i risultati si sono mantenuti stabili, con tassi di mortalità per Alzheimer pari allo 0,91% per gli autisti di ambulanze e all’1,03% per i tassisti. Questi dati suggeriscono un legame significativo tra le mansioni che richiedono elevate capacità di navigazione e la ridotta prevalenza della malattia. Al contrario, altre professioni nel settore dei trasporti, non impegnate in attività che richiedono un’accurata elaborazione spaziale e una decisione in tempo reale, non presentano lo stesso trend positivo.

Riflessioni sull’ippocampo e la salute cerebrale

Già in passato, studi di neuroimaging avevano suggerito che il lavoro da tassista potesse avere effetti positivi sul cervello. In particolare, era emerso che i tassisti di Londra mostravano miglioramenti funzionali nell’ippocampo, l’area cerebrale cruciale per la navigazione spaziale e la memoria. Gli esperti collegano ai cambiamenti nell’ippocampo la resistenza all’atrofia cerebrale tipica dell’Alzheimer. Questo legame potrebbe spiegare in parte perché le professioni che sollecitano frequentemente questa regione cerebrale hanno tassi di mortalità più bassi legati a questo morbo.

Comprendere la relazione tra lavoro e salute neurologica offre spunti per futuri studi e potenzialmente per lo sviluppo di strategie preventive. Gli autori dello studio mettono in evidenza che approfondire queste correlazioni è fondamentale per affrontare l’aumento previsto della malattia di Alzheimer con l’invecchiamento della popolazione. I dati raccolti non solo forniscono chiarimenti su come il modo in cui viviamo le nostre vite possa influenzare le malattie future, ma aprono anche il dibattito su come strutturare forme di lavoro che possano proteggere la salute mentale nel lungo periodo.

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Redazione