L’atleta algerina Imane Khelif è pronta a misurarsi con Angela Carini nel primo turno del torneo di boxe femminile ai Giochi Olimpici di Parigi 2024. La sfida, prevista per il primo agosto, ha sollevato discussioni riguardo l’inclusione delle atlete intersex nello sport, soprattutto dopo il suo controverso allontanamento dai Mondiali di boxe del 2023 a causa di livelli elevati di testosterone. Nonostante la confusione e le critiche, il Comitato Olimpico Internazionale ha confermato che Khelif soddisfa tutti i requisiti per competere nella categoria femminile.
Imane Khelif, 25 anni, è originaria di Tairet, Algeria, dove ha scoperto il mondo della boxe guardando le Olimpiadi di Rio 2016. Da quel momento, la sua vita è cambiata radicalmente: ha iniziato a frequentare una palestra, affrontando notevoli difficoltà per seguire la sua passione. Nonostante l’opposizione iniziale della sua famiglia, che non supportava la sua scelta sportiva, Khelif ha perseverato. Percorrendo dieci chilometri ogni giorno per raggiungere il centro di allenamento, ha anche trovato modi creativi e faticosi per finanziare le sue spese, vendendo metalli raccolti dai rifiuti. Questo spirito indomito l’ha portata a debuttare nel 2018 ai Mondiali, dove ha chiuso al 17esimo posto.
Col passare del tempo, Khelif ha visto crescere il suo talento. Nel 2021 e nel 2022, è stata insignita del titolo di migliore atleta algerina, un riconoscimento importante che premia sia le sue capacità tecniche sia il suo impegno. Khelif, che si è sempre identificata come donna e ha gareggiato esclusivamente in competizioni femminili, ha acquisito una notevole popolarità anche al di fuori del ring. Attualmente, è ambasciatrice dell’UNICEF, un ruolo che le permette di usare la sua piattaforma per ispirare le giovani ragazze e promuovere il loro diritto a coltivare i propri sogni.
Il nome di Khelif è emerso con veemenza durante i Mondiali di boxe del marzo 2023, dove è stata squalificata dall’International Boxing Association a causa di test che hanno rivelato un livello non conforme di testosterone e la presenza di cromosomi maschili nel suo DNA. Questa decisione ha suscitato un ampio dibattito e ha messo in evidenza le tensioni esistenti riguardo all’inclusione delle atlete intersex nel contesto sportivo. La squalifica, contestata dalla Khelif, è stata comunicata dall’Iba come frutto di una “meticolosa revisione”.
In vista delle Olimpiadi di Parigi, il Cio ha scelto di non entrare nei dettagli riguardo la situazione di Khelif, ma ha ribadito che tutte le atlete iscritte alle competizioni olimpiche rispettano i requisiti stabiliti. Questo approccio è significativo, dato il dibattito complesso e delicato sui criteri di ammissibilità per le atlete intersex. Khelif, che partecipa alla sua seconda Olimpiade dopo Tokyo 2020, dove non è riuscita a conquistare una medaglia nella categoria 60 kg, affronta ora la pressione e le aspettative con la speranza di realizzare il suo sogno olimpico a Parigi.
Attraverso la sua storia, Khelif desidera inviare un messaggio potente alle giovani atlete: non permettete che gli ostacoli vi fermino. In un colloquio con l’UNICEF, ha condiviso la sua evoluzione da una ragazza senza nulla a una giovane donna di successo: “Ho iniziato con nulla, ora ho tutto”, dichiarando come ora i suoi genitori siano i suoi più grandi sostenitori. La sua testimonianza rappresenta un richiamo all’azione per chi, come lei, sogna di sfondare nel mondo dello sport.
In vista della sua partecipazione alle Olimpiadi, Khelif ha chiarito il suo obiettivo: “Io sogno la medaglia d’oro”. Questa frase riassume l’essenza del suo impegno e la determinazione che la caratterizza. La sua presenza a Parigi non è solo la celebrazione di un sogno personale, ma anche una vittoria per tutte le donne che combattono per la loro voce e per il loro posto nel mondo dello sport.