Omicidio a Barra: il 21enne racconta la sua versione davanti alla Corte

Un drammatico episodio di cronaca nera ha scosso la comunità di Barra. Un giovane di 21 anni, accusato di omicidio, ha rilasciato dichiarazioni spontanee in aula, raccontando la sua versione dei fatti legati alla morte di un ragazzo di 18 anni. Le sue parole hanno riportato l’attenzione su una vicenda complessa, segnata da una rissa violenta e dalla fuga del presunto killer, il quale, secondo quanto dichiarato, si sarebbe trovato in un contesto di caos e violenza. La situazione lascia molti interrogativi sulle dinamiche della serata in questione e sulla responsabilità dell’imputato.

La testimonianza del presunto killer

Nel corso dell’udienza, il giovane, noto con il cognome Valda, ha preso la parola e ha affermato di trovarsi in gravissimo stato di malessere a causa degli eventi accaduti la notte dell’omicidio. Nonostante non abbia riconosciuto le accuse, ha espresso il suo dolore per la morte di un “ragazzo innocente”, un’espressione che evidenzia la sua presa di coscienza della gravità del fatto. Valda ha raccontato di essere stato coinvolto in una rissa, descrivendo la scena come un momento di confusione, durante il quale è stato aggredito fisicamente.

Ha dichiarato di aver subito un violento colpo al ventre e di aver quindi deciso di allontanarsi, fuggendo dalla zona degli chalet a Barra, ignaro che poco dopo un colpo di pistola avrebbe cambiato per sempre la vita di un giovane. Secondo la sua ricostruzione, ha affermato di aver appreso della morte della vittima solo il giorno seguente tramite i media, un’affermazione che ha sollevato interrogativi sulla sua posizione e sulle circostanze che hanno portato alla tragedia. Tuttavia, la sua versione dei fatti non ha convinto la Procura, che continua a sostenere che Valda sia l’esecutore del delitto.

La posizione della Procura e le indagini sull’arma

La Procura ha contestato fermamente la versione di Valda, invece suggerendo che egli rivesta un ruolo centrale nell’accaduto, inclusa l’ipotesi di aver utilizzato un’arma per compiere l’omicidio. La mancanza di un’arma colpevole finora non ha facilitato le indagini, dato che la pistola utilizzata per uccidere il giovane Maimone non è stata rinvenuta. Le autorità stanno continuando le ricerche per ottenere ulteriori prove che possano chiarire i dettagli del delitto e confermare la responsabilità del presunto assassino.

Inoltre, il 29 ottobre, la Corte d’Appello ha emesso una decisione riguardante la pena di un altro giovane coinvolto nel caso, riducendo la sua condanna da sei a quattro anni. Questa diminuzione della pena ha suscitato discussioni sull’indirizzo delle indagini e sulla responsabilità condivisa, rivelando un quadro complesso in cui si intrecciano testimonianze, accuse e la ricerca di giustizia. Mentre la comunità di Barra continua a fare i conti con questa tragedia, il processo avanza, promettendo di svelare ulteriori dettagli sull’accaduto e sulle sue implicazioni legali.

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Redazione