La tragica uccisione di Angelo Vassallo, noto come il “sindaco pescatore” di Pollica, torna a far parlare di sé dopo le recenti dichiarazioni del pentito Romolo Ridosso. In un’istruttoria che ha portato all’arresto di diversi individui, tra cui l’ex carabiniere Lazzaro Cioffi, emergono nuovi elementi sulla possibile dinamica e sui motivi che avrebbero condotto a questo delitto avvenuto nel settembre del 2010.
Chi era Angelo Vassallo e il contesto dell’omicidio
Angelo Vassallo, noto per il suo impegno per la comunità e per la salvaguardia dell’ambiente, fu assassinato nel tardo pomeriggio del 5 settembre 2010. A pochi minuti dalle 21, mentre si stava dirigendo verso la sua abitazione, Vassallo fu colpito da nove proiettili. Questa brutale esecuzione scosse profondamente non solo la sua cittadina, Pollica, ma l’intera nazione, evidenziando questioni di criminalità organizzata e di corruzione nel sud Italia.
Nel corso delle indagini, emerse che Vassallo aveva scoperto un traffico di droga nel suo comune e stava raccogliendo prove concrete per denunciarne i responsabili. La vittima aveva recentemente parlato con il procuratore Alfonso Greco riguardo a potenziali coinvolgimenti e stava pianificando di riferire anche a un carabiniere le informazioni in suo possesso. Questo aspetto ha fatto pensare agli investigatori che il movente dell’omicidio fosse legato a questi fatti, rendendo Vassallo una minaccia per gli interessi illeciti di vari individui nel suo territorio.
Le informazioni rilasciate da Ridosso, ex affiliato al clan, aggiungono ulteriori tasselli a un quadro già complesso e inquietante, in cui l’assassinio di Vassallo è ora inserito in una rete di relazioni e rivalità criminali.
Le dichiarazioni di Romolo Ridosso e gli arresti
Le recenti dichiarazioni di Romolo Ridosso, interrogato dai magistrati, hanno offerto uno spaccato inquietante sull’omicidio. Ridosso ha affermato con certezza che l’omicidio fu eseguito da Lazzaro Cioffi, un ex carabiniere già noto per i suoi trascorsi legati alla droga. Secondo quanto riportato, Ridosso avrebbe ricevuto tali informazioni direttamente da Giuseppe Cipriano, imprenditore e coimputato nel caso.
Il 7 novembre, le forze dell’ordine hanno eseguito una serie di arresti, ponendo in custodia Cioffi, Cipriano e Ridosso, oltre a un colonnello dell’Arma dei Carabinieri, Fabio Cagnazzo, la cui implicazione ha suscitato particolare scalpore e preoccupazione rispetto alla penetrazione della criminalità organizzata tra le forze dell’ordine stesse. Le rivelazioni di Ridosso, avvenute durante un interrogatorio di garanzia, hanno spinto i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno a richiedere ulteriori accertamenti.
Queste evoluzioni nel caso mettono in evidenza quanto possa risultare fragile la linea che separa le istituzioni dalla criminalità, in un territorio dove le sfide al potere legale non sono rare.
Il movente dietro l’assassinio e le tensioni locali
Secondo Ridosso, le motivazioni che avrebbero spinto a ordinare l’omicidio di Vassallo sono molteplici. Non soltanto il sindaco stava cercando di allontanare Cipriano da Acciaroli, promettendo di denunciare il furto ai suoi danni, ma c’era anche il problema delle autorizzazioni per i lavori nel porto, che il sindaco non aveva concesso a Raffaele Maurelli, cugino di Cipriano.
Inoltre, le dichiarazioni di Ridosso evidenziavano come la pressione esercitata da Vassallo su Cipriano, in merito a questioni legate al traffico di droga, rappresentasse una minaccia concreta. Questo ha chiarito il contesto di rivalità e tensione che ha caratterizzato il rapporto tra il sindaco e i vari attori del crimine locale.
L’omicidio di Vassallo non è dunque solo un fatto di cronaca, ma un episodio emblematico di una battaglia più ampia contro la criminalità che attanaglia il sud Italia, dove politiche e giustizia sociale si sono scontrate con i poteri mafiosi.