Un teenager di 17 anni è stato arrestato con l’accusa di omicidio dopo un tragico evento avvenuto a San Sebastiano al Vesuvio, in cui un giovane calciatore ha perso la vita. Nonostante la sua confessione, il ragazzo ha scelto di omettere il nome del suo complice. Questo articolo esplora i dettagli di questa tragica vicenda, le circostanze che hanno portato all’arresto e il profilo del giovane sospettato.
Il 17enne, riconosciuto come L.D.M., è stato interrogato dalle autorità dopo l’omicidio di Santo Romano, un giovane calciatore di 19 anni. Durante l’interrogatorio, il minorenne ha ammesso la propria responsabilità, dichiarando: «Sono stato io». Tuttavia, ha anche scelto intenzionalmente di non rivelare il nome dell’altra persona presente durante l’incidente. Questa decisione ha sollevato interrogativi sulle dinamiche del crimine e sulla natura del rapporto tra i due ragazzi. Nonostante le domande degli inquirenti, L.D.M. ha mantenuto vaghe le informazioni su come fosse entrato in possesso della pistola, affermando: «L’ho comprata dagli zingari».
Il delitto è avvenuto in un contesto di violenza giovanile che continua a preoccupare le forze dell’ordine. L’episodio è stato descritto da un testimone, S.S., amico di Santo Romano, che ha riferito di una precedente lite tra Romano e un gruppo di ragazzi. Poco dopo, il minorenne e il suo complice, a bordo di una Smart Fortwo nera, avrebbero aperto il fuoco, provocando la morte di Santo e ferendo S.S. al braccio. Questo episodio di violenza sottolinea non solo la fragilità della vita giovanile, ma anche la pericolosità delle interazioni tra gruppi di adolescenti.
Il profilo di L.D.M. è quello di un giovane con un bagaglio criminale già significativo, nonostante la sua giovanissima età. Dopo un anno e mezzo di detenzione in un istituto penale minorile a Nisida, il 28 maggio 2023 era stato rilasciato per scontare una condanna per reati come resistenza a pubblico ufficiale e detenzione ai fini di spaccio di narcotici. Queste precedenti condanne, mentre si configurano come un campanello d’allarme, non sembrano aver accuratamente sottolineato il potenziale rischio di recidiva.
Dopo l’omicidio, il minorenne è stato rintracciato dai carabinieri durante una perquisizione domestica, dove gli agenti hanno trovato 3,4 grammi di marijuana, suddivisi in quattro dosi, e un bilancino di precisione. Inoltre, è stata rinvenuta l’auto utilizzata nella fuga, ma l’arma del delitto non è stata trovata. Le autorità sono ora concentrate sulla costruzione di un caso solido, basato sulle prove disponibili e sulle testimonianze di chi ha assistito all’evento drammatico.
L’omicidio di Santo Romano è avvenuto poco dopo la mezzanotte di venerdì scorso in piazza Capasso, a San Sebastiano al Vesuvio. Secondo quanto riportato da S.S., l’amico della vittima, vi è stata prima una lite verbale tra Santo e un gruppo di ragazzi, che ha preceduto gli spari fatali. S.S. ha descritto un intenso momento di paura e confusione, durante il quale, dopo aver visto il minorenne allo volante di una Smart Fortwo, ha assistito all’uscita dei colpi d’arma.
La testimonianza di S.S., che ha descritto il presunto autore come «basso di statura, magro, con i baffetti», si è poi rivelata cruciale per l’identificazione del 17enne, avvenuta attraverso i riscontri delle telecamere di sorveglianza della zona. Le ricerche per rintracciare L.D.M. sono proseguite anche nei luoghi frequentati da familiari e amici, ma inizialmente il minorenne risultava assente. La situazione ha richiesto un intervento tempestivo da parte delle forze dell’ordine, che alla fine hanno potuto arrestarlo nella sua abitazione.
Con l’emergere di questo caso, la questione della criminalità giovanile in Italia torna prepotentemente al centro del dibattito pubblico. Le autorità sono ormai in allerta, e si stanno sviluppando strategie per affrontare una situazione che sembra persistere.