Operazione anti usura a Napoli: 15 arresti per minacce e tassi d’interesse da capogiro

Operazione anti usura a Napoli: 15 arresti per minacce e tassi d'interesse da capogiro - Ilvaporetto.com

Un’operazione condotta dai Carabinieri e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha portato oggi all’arresto di 15 persone accusate di usura ed estorsione. Le indagini, avviate in seguito alla denuncia di due fratelli, hanno rivelato una rete di criminalità organizzata che, attraverso intimidazioni e minacce, ha sfruttato vulnerabili in difficoltà economiche. I dettagli emersi dall’inchiesta sono sorprendenti e mettono in luce una pratica di prestiti predatori avvenuti in contesti inquietanti, come all’interno di una palestra di pugilato.

Il contesto dell’indagine

Le indagini dell’arma dei Carabinieri hanno avuto origine grazie alla segnalazione di due soggetti, che si sono trovati a dover fronteggiare pesanti pressioni economiche derivanti da prestiti usurai. Gli inquirenti hanno documentato il modus operandi di una banda che, in caso di rate non pagate, non esitava a ricorrere a violenze fisiche e psicologiche per costringere le vittime a restituire somme esorbitanti. La banda ha agito in diverse aree di Napoli, nota per essere battuta da fenomeni di usura e criminalità organizzata, in particolare in contesti come l’Alleanza di Secondigliano.

I Carabinieri, attraverso una serie di operazioni condotte dal Nucleo Operativo di Poggioreale e dal Nucleo Investigativo di Napoli, hanno raccolto prove schiaccianti riguardo le intimidazioni, riscontrando modelli di estorsione che si avvicinano a gruppi mafiosi ben consolidati. Di particolare rilievo è la connotazione di alcune pratiche, che si sono rivelate non soltanto dannose per gli individui direttamente coinvolti, ma anche perniciose per la comunità, alimentando un circuito di paura e violenza.

Prestiti e tassi da usura

Nel corso dell’inchiesta, emergono dettagli sconcertanti sulle condizioni dei prestiti erogati dalla banda. Un caso emblematico riguarda un prestito iniziale di 10mila euro, che i debitori avrebbero dovuto restituire nella smisurata cifra di 30mila euro nell’arco di 24 mesi. La suddivisione delle rate mostrava un strano processo d’impoverimento sistematico delle vittime, con richieste di restituzione delle somme che superavano abbondantemente i tassi d’interesse legali.

Le indagini hanno svelato tassi d’interesse che in alcuni casi sfioravano il 1000%. Anche dopo le trattative per ottenere una riduzione, la situazione rimaneva insostenibile per le vittime. Ad esempio, a fronte di un prestito di 3500 euro, queste si sono trovate a dover restituire 5900 euro, appunto a un tasso del 48,40%, nettamente sopra le soglie legali imposte dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

La violenza come strumento di controllo

Uno degli aspetti più inquietanti dell’inchiesta riguarda l’uso della violenza come metodo primario di coercizione. Le vittime di usura, in difficoltà nel corrispondere le somme dovute, venivano convocate per essere minacciate in varie modalità. Tra le più pericolose e simboliche, la presenza in una palestra di pugilato, dove i membri della banda utilizzavano mazze da baseball e armi nei confronti di chi non rispettava le scadenze di pagamento.

Queste intimidazioni non solo infliggevano danni fisici, ma comportavano anche un grave deterioramento della salute mentale delle vittime. Le violenze psicologiche si intensificavano, accompagnate da minacce di morte e aggressioni, in un clima di terrore incessante. Gli inquirenti hanno raccolto testimonianze che chiariscono quanta angoscia queste persone abbiano dovuto subire, alimentando ulteriormente la narrazione di un sistema di usura attraversato dalla paura e dalla rassegnazione.

L’operazione portata avanti dalla DDA di Napoli ha quindi rivelato non solo un vasto giro di usura, ma ha gettato luce anche sulle dinamiche di violenza e controllo che caratterizzano questi contesti, sottolineando la necessità di un intervento deciso per garantire giustizia e sicurezza a chi vive in queste situazioni di precarietà.

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