All’alba del 16 novembre, i Carabinieri della Tenenza di Cercola, operanti per conto della Procura della Repubblica di Napoli, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di due soggetti accusati di sequestro di persona aggravato dal metodo mafioso. Questo provvedimento, richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia, riguarda un caso di cronaca che evidenzia la persistente violenza legata alle dinamiche della camorra nella zona di Napoli.
I due indagati sono sospettati di aver compiuto un sequestro di persona nei confronti di un uomo di 43 anni, residente a Cercola e fratello di un noto membro del clan camorristico “De Luca Bossa”, attualmente detenuto. L’episodio si è verificato nel mese di agosto, quando la vittima è stata prelevata con la forza in un bar del quartiere Ponticelli a Napoli. Dopo qualche ora di detenzione forzata, l’uomo è stato rilasciato.
Il contesto in cui si è svolto questo crimine è chiaramente influenzato dalle rivalità tra i clan. Gli investigatori sostengono che la vittima avrebbe dovuto fungere da intermediario per risolvere una disputa fra i “De Luca Bossa” e il clan “De Micco-De Martino”, in seguito a diversi episodi di violenza che avevano colpito i membri detenuti di quest’ultimo gruppo. Sono anni che questi due clan si contendono il controllo delle attività illecite nella zona est di Napoli, creando un clima di paura e insicurezza tra i residenti.
Il sequestro di persona, secondo i Carabinieri, rappresenta una strategia di intimidazione e controllo all’interno di questo conflitto. È un segnale del deterioramento dei rapporti tra le fazioni mafiose e dell’abuso che ne deriva, con le vittime costrette a partecipare a negoziazioni per intercessioni non richieste.
Le indagini che hanno portato all’arresto sono il risultato di un’operazione ben pianificata da parte dei Carabinieri di Cercola, sotto la supervisione della Direzione Distrettuale Antimafia. Gli inquirenti hanno avviato la loro indagine dopo aver raccolto informazioni nefasti durante l’estate, analizzando diversi elementi e testimonianze affinché il caso potesse proseguire.
L’analisi delle dinamiche interne al clan e delle comunicazioni tra le varie fazioni hanno permesso di ricostruire eventi cruciali, in particolare l’accaduto che ha portato al sequestro della vittima. Sono stati effettuati interrogatori e sono state raccolte prove visive e materiali che hanno supportato le affermazioni fatte dalle autorità.
I Carabinieri hanno monitorato anche le aree di Ponticelli, un punto caldo per le operazioni camorristiche, notando movimenti sospetti e identificando i due indagati come principali responsabili del sequestro. La collaborazione tra le forze dell’ordine e la comunità è risultata fondamentale nella raccolta di informazioni utili per il progresso delle indagini.
Questo episodio sottolinea la complessa realtà della criminalità organizzata a Napoli e l’impegno delle forze dell’ordine nel contrastare fenomeni di violenza e intimidazione. Attraverso queste operazioni, si cerca di mantenere la sicurezza pubblica e ridurre l’impatto dei clan mafiosi nel tessuto sociale della città.