Un’operazione della Squadra Mobile di Napoli ha messo fine a un sofisticato sistema di traffico di sostanze stupefacenti e cellulari, gestito da un clan camorristico all’interno del carcere di Secondigliano. L’inchiesta ha portato all’arresto di dodici individui, evidenziando come la criminalità organizzata riesca a mantenere i propri contatti e attività anche in contesti di alta sicurezza. Grazie all’uso di droni, i clan sono riusciti a eludere le restrizioni e ad operare con efficienza, suscitando preoccupazione tra le autorità locali.
Le indagini portate avanti dalla Squadra Mobile di Napoli hanno rivelato un’organizzazione ben congegnata per l’introduzione di droga e telefoni nel carcere di Secondigliano. Utilizzando droni tecnologicamente avanzati, i membri del clan Vanella Grassi hanno gestito le consegne in modo sistematico, dimostrando una notevole capacità di coordinamento. Dall’informativa degli inquirenti emerge che anche un detenuto di spicco, attualmente in Alta Sicurezza, era colui che gestiva gli ordini, mostrando come le gerarchie del clan fossero ancora operative, nonostante la detenzione.
Grazie a un cellulare, il detenuto poteva inoltrare ordini, anche su piattaforme di e-commerce, per ricevere beni all’interno del carcere. Questo fatto mette in luce come la criminalità non solo miri a mantenere i legami con il mondo esterno, ma si evolve anche nell’utilizzo di nuove tecnologie per sviluppare le proprie attività illecite. Le ricerche hanno alzato il velo su una pratica piuttosto allarmante e suggeriscono una necessità urgente di riforme nella sorveglianza e nella sicurezza delle strutture penitenziarie.
La struttura del traffico di sostanze stupefacenti e cellulari era guidata da Nico Grimaldi, un noto esponente del clan Vanella Grassi. A supportarlo c’erano anche figure importanti della sua famiglia, tra cui la madre Rita Pitirollo e la moglie Addolorata De Falco. Gli inquirenti hanno scoperto che erano proprio Rita e suo figlio a dare autorizzazioni per le operazioni di invio dei droni, rivelando come la gestione degli affari illeciti fosse un affare di famiglia.
Le indagini hanno rivelato che anche le utenze dei cellulari impiegati nel sistema di traffico erano intestate a cittadini extracomunitari, il che complica ulteriormente il quadro giuridico e investigativo del caso. Tali pratiche non solo infrangono la legge, ma pongono serie domande sulla sicurezza e sull’efficacia delle misure penitenziarie in atto, aprendo la strada a ulteriori indagini e misure preventive.
L’operazione della Squadra Mobile di Napoli rappresenta un duro colpo per il clan Vanella Grassi e un passo importante nella lotta contro il crimine organizzato nella regione. Le autorità locali hanno espresso preoccupazione per la capacità dei clan di operare dall’interno delle carceri, il che evidenzia la necessità di un potenziamento delle tecnologie di sorveglianza e delle procedure di controllo.
In aggiunta, le autorità stanno valutando la possibilità di rivedere le normative riguardanti l’immissione di dispositivi tecnologici nelle strutture penitenziarie. L’incidente mette in evidenza la necessità di un approccio più proattivo per prevenire tali attività illecite, specialmente considerando che violazioni come quelle scoperte possono erodere la fiducia nel sistema giudiziario e nelle istituzioni.
La Squadra Mobile di Napoli continuerà a monitorare la situazione e a lavorare a stretto contatto con altre forze dell’ordine e agenzie per combattere efficacemente il crimine organizzato e proteggere la sicurezza pubblica.