Scopri chi è più a rischio con i nuovi controlli dell’Agenzia delle Entrate sui conti correnti e come evitare problemi: attenzione!
Negli ultimi anni, l’Agenzia delle Entrate ha messo in campo tattiche sempre più raffinate per contrastare l’evasione fiscale. Tra queste, spicca l’accertamento induttivo puro, un metodo che consente di ricostruire i redditi di un contribuente senza dover cercare prove dirette. In pratica, basta che i movimenti sul conto corrente siano sospetti o fuori scala rispetto a quanto dichiarato per far partire l’analisi.
I conti bancari sono uno degli strumenti principali attraverso cui l’Agenzia delle Entrate studia i contribuenti. Ogni prelievo, versamento o bonifico racconta qualcosa. Se il saldo o i movimenti non coincidono con i dati dichiarati al Fisco, si accende un campanello d’allarme.
L’accertamento induttivo è una modalità di controllo molto particolare. Si basa su presunzioni: l’Agenzia prende in esame i dati bancari e, se trova movimenti strani o non giustificati, suppone che siano redditi non dichiarati. Da lì in poi, tocca al contribuente dimostrare che non è così.
Ma non è sufficiente una spiegazione generica. Devi fornire prove chiare e documentate, come contratti, ricevute o dichiarazioni. Se non riesci a convincere l’Agenzia, il Fisco considera quei movimenti come somme non dichiarate e applica le relative tasse, con tanto di sanzioni. Questo strumento si rivela particolarmente efficace per scovare entrate “nascoste”, come quelle derivanti da lavori in nero o vendite mai registrate.
Chi deve preoccuparsi di più
In teoria, tutti sono a rischio di controllo, ma le categorie più vulnerabili sono i professionisti, gli imprenditori e i lavoratori autonomi. Anche i dipendenti o i pensionati non sono però del tutto esclusi: basta che sul conto ci siano movimenti anomali rispetto al reddito dichiarato per attirare l’attenzione del Fisco.
Un altro fattore critico è l’uso di conti di terzi. Molti pensano che spostare i soldi sul conto di un parente o di un amico li renda invisibili al Fisco. Niente di più sbagliato. Se quei movimenti non sono supportati da documenti chiari, potrebbero essere considerati come redditi non dichiarati. Ad esempio, un bonifico ricevuto da un familiare potrebbe essere giustificato come una donazione o un prestito, ma è fondamentale avere tutto scritto nero su bianco.
La cassazione e l’onere della prova
Di recente, la Corte di Cassazione ha confermato che, se il Fisco avvia un controllo, è il contribuente a dover dimostrare la legittimità dei movimenti bancari. Questo significa che, se l’Agenzia nota qualcosa di strano e ti chiede spiegazioni, non puoi semplicemente ignorarla. Con una sentenza importante (ordinanza n. 7360/2024), la Corte ha stabilito che il Fisco può basarsi esclusivamente sui dati bancari per procedere. Se tu non fornisci prove o giustificazioni adeguate, le presunzioni del Fisco diventano valide. In pratica, il silenzio o la mancanza di documentazione giocano a tuo sfavore.
La prima regola per stare tranquilli è semplice: tieni tutto in ordine. Ogni movimento bancario deve avere una spiegazione chiara e, soprattutto, documentata. Che sia un prestito, un regalo o un pagamento, assicurati di avere qualcosa che lo dimostri, come una scrittura privata o una ricevuta.Un altro consiglio è quello di rispondere sempre e subito alle richieste del Fisco. Ignorare una comunicazione dell’Agenzia delle Entrate non risolve i problemi, anzi li peggiora.