Spesso si desidera andare in pensione anticipatamente; ma conviene davvero a livello fiscale? Scopriamolo assieme.
La pensione è il periodo della vita in cui qualcuno lascia il lavoro e gode di un reddito derivante dai contributi versati durante gli anni di lavoro.
Per affrontare questo periodo di transizione, è necessario fare un piano in anticipo per assicurarsi di avere denaro e una buona qualità della vita.
Decidere se andare in pensione in anticipo o continuare a lavorare è una scelta complessa che dipende da numerosi fattori: stabilità ; eventuali beni in eredità ; condizioni fisiche ed ulteriori necessità .
Per molti lavoratori, il pensionamento anticipato rappresenta una soluzione desiderabile, ma è importante considerare le conseguenze economiche che tale decisione comporta.
Quali fattori vanno considerati
Rinunciare a un periodo aggiuntivo di lavoro significa accettare una riduzione dell’assegno pensionistico, poiché ogni anno in più di contributi incrementa il montante contributivo e il valore della pensione stessa. Posticipare l’uscita dal lavoro comporta vantaggi economici rilevanti. Il sistema contributivo prevede che più tardi si esce dal mondo del lavoro, maggiore è il coefficiente di trasformazione applicato al montante.
Ciò implica un incremento della pensione a parità di contributi versati. Ad esempio, un lavoratore di 64 anni con un montante di 450.000 euro percepisce una pensione annua lorda di 22.896 euro, pari a circa 1.760 euro al mese. Proseguendo per un anno, il montante sale a 465.500 euro, e il coefficiente di trasformazione aumenta al 5,250%. Il risultato è una pensione annua di 24.491 euro, ovvero circa 1.884 euro al mese, con un incremento significativo.
Cosa è previsto nel 2025
Nel 2025, il contesto normativo favorisce ulteriormente il rinvio del pensionamento grazie al ripristino del bonus Maroni, che offre sgravi contributivi a chi sceglie di rimanere in servizio anche dopo aver maturato i requisiti per la pensione anticipata ordinaria. Questo incentivo rende economicamente vantaggioso prolungare la permanenza lavorativa, consentendo di percepire uno stipendio più alto grazie alla riduzione dei contributi a carico.
Le misure di pensionamento anticipato, invece, presentano diverse penalizzazioni. Per esempio, quota 103 prevede limiti come il divieto di lavorare, con alcune restrizioni che decadono al raggiungimento dei 67 anni, ma mantiene il calcolo contributivo dell’assegno, che può comportare riduzioni fino al 30%. Similmente, altre opzioni, come l’Ape Sociale o Opzione Donna, permettono l’uscita anticipata ma a fronte di assegni inferiori e restrizioni sui redditi cumulabili. In sintesi, anticipare la pensione offre la possibilità di lasciare il lavoro prima, ma a un costo economico che varia a seconda delle misure adottate.