L’eterna disputa attorno alla canzone “Tammurriata nera” di Edoardo Nicolardi, scritta nel 1944 e utilizzata nel film “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica, affiora ogni qualvolta il brano torna alla ribalta. L’opera, che ha suscitato reazioni opposte nel corso dei decenni, affronta tematiche delicate legate alla guerra, all’identità e al razzismo. Nel panorama musicale napoletano, il brano è considerato emblematico e cruciale, ma la sua interpretazione genera dibattiti accesi, come dimostra l’opinione del sassofonista James Senese, che ne evidenzia la presunta carica offensiva.
Nel 1944, Edoardo Nicolardi, un dirigente dell’ospedale Loreto Mare di Napoli, si trovava a vivere un evento che avrebbe ispirato una delle canzoni più controverse del panorama musicale italiano. Assistette infatti al parto di una giovane donna bianca che diede alla luce un bambino di colore, un evento che in un contesto come quello di Napoli era senza precedenti. Questo evento si inseriva in un periodo storico caratterizzato da profonde trasformazioni sociali e culturali, in cui le truppe alleate, inclusi soldati afroamericani, si trovavano nel sud Italia. La nascita del bambino, a cui fu dato il nome Ciro, rappresenta una delle prime manifestazioni di un fenomeno noto come “I figli della guerra”, che avrebbe segnato una nuova era di interazioni culturali e razziali.
Quella stessa notte Nicolardi, insieme al suocero E.A. Mario, scrisse il testo di “Tammurriata nera”. La canzone risentiva di influenze musicali americane, in particolare jazz e boogie-woogie, portando alla creazione di un pezzo che, sebbene legato a eventi specifici, ha trovato una certa universalità nel suo messaggio. La canzone ottenne un grande successo, in particolare grazie alla reinterpretazione della Nuova Compagnia di Canto Popolare nel 1974, che la riavviò nel circuito musicale senza percepirne connotazioni razziste.
Tuttavia, con il passare degli anni, le opinioni sulla canzone sono diventate sempre più polarizzate. James Senese, un noto musicista e figlio della guerra, ha sollevato interrogativi critici riguardo a queste celebri strofe. Secondo Senese, “Tammurriata nera” contiene elementi di razzismo, poiché le parole offendono l’identità di una madre e del suo bambino. Ha condiviso la sua esperienza di vita e la difficoltà di creare una sua identità in un contesto di pregiudizi e stereotipi, sottolineando la necessità di confrontarsi con le parole della canzone, piuttosto che con la musica che unisce.
Nonostante le critiche di Senese, ci sono anche voci a difesa della canzone. Il musicologo Pasquale Scialò ha sostenuto che la realtà di molte giovani donne napoletane durante la Seconda Guerra Mondiale che avevano relazioni con soldati afroamericani fosse un tema degno di essere messo in musica. Secondo lui, il fatto che una madre accolga il proprio bambino di colore e gli dia un nome tipicamente napoletano come Ciro dimostra una forma di integrazione e accettazione del diverso, meritevoli di un riconoscimento artistico.
Antonio Ghirelli ha aggiunto che l’idea di razzismo è estranea alla cultura partenopea, che è storicamente segnata dalla multiculturalità. Tuttavia, il dibattito sull’interpretazione dei testi non si limita a Napoli. La questione del razzismo nell’arte e nella musica si estende ben oltre i confini italiani, e ognuno porta il proprio bagaglio di esperienze e percezioni in un discorso più ampio.
In una meritevole riflessione, un editoriale del 2010 su L’Osservatore Romano ha messo in luce le istanze di razzismo riemerse in Italia, prima combattute e ora nuovamente presenti nella società contemporanea. In tal senso, il dibattito su “Tammurriata nera” riflette le tensioni sociali e razziali che non sono state mai del tutto risolte.
“Tammurriata nera” è più di una semplice canzone; è un simbolo di un’epoca e di una cultura. La sua associazione con la pellicola di De Sica, “Ladri di biciclette”, ha amplificato il suo messaggio, rendendola parte integrante della storia del cinema e della musica italiana. La sua presenza in un film così emblematico suggerisce che, al di là delle controversie, è possibile considerarla anche come un veicolo di riflessione sociale e culturale.
La canzone continua ad essere oggetto di studi e analisi da parte di sociologi, musicologi e critici culturali. Che si tratti di celebrarne il valore artistico o di discuterne le implicazioni razziali, “Tammurriata nera” offre spunti importanti per riflessioni sulla storia, l’identità e la società contemporanea. La continua presenza di questa opera nel dibattito pubblico rivela quanto profondamente possa influenzare le generazioni successive e stimolare conversazioni su temi di rilevanza duratura.
Il futuro di “Tammurriata nera” rimane incerto, ma la sua importanza nel panorama culturale italiano non può essere sottovalutata.