La morte di Oussama Darkaoui, un ventiduenne migrante deceduto in circostanze poco chiare il 4 agosto scorso, ha sollevato interrogativi sul trattamento riservato ai migranti all’interno del Centro per il Rimpatrio di Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza. Recenti eventi segnalano nuovamente la preoccupante situazione all’interno della struttura, con un giovane migrante costretto a dormire in condizioni inadeguate nonostante le sue precarie condizioni di salute. L’avvocato Arturo Covella, da anni attivo nella difesa dei diritti dei migranti, ha avviato un’azione legale e un esposto alla Procura per denunciare quanto accaduto.
La situazione è emersa sabato 28 settembre, quando un altro residente del centro ha contattato l’avvocato Covella, rivelando che un ventiduenne, dimesso dal vicino ospedale di Melfi per una caduta, sarebbe stato costretto a pernottare all’aperto. Nonostante avesse ancora un catetere e mostrasse forti dolori, la direzione del centro avrebbe scelto di trasferirlo in un campo da calcio, dove si rifugiano gli ospiti durante il tempo libero. Il giovane ha passato la notte su un materasso, coprendosi con coperte per tenersi caldo.
L’avvocato, che ha visitato il centro lunedì successivo, ha confermato le gravi condizioni in cui si trovava il ragazzo, trovato su una sedia a rotelle. Covella ha sollevato interrogativi sulla compatibilità della salute del migrante con le condizioni del centro: «Con un catetere applicato, rischia ulteriori infezioni a causa delle condizioni igieniche non ottimali», ha dichiarato. Il legale ha contestato l’assenza di una soluzione più adeguata per un giovane che necessitava di assistenza sanitaria e adeguate condizioni di vita, evidenziando l’anomalia del collocarlo all’esterno della struttura.
Le giustificazioni fornite per il trasferimento del giovane all’esterno sono state considerate da Covella poco convincenti. Secondo quanto riferito, la direzione del centro avrebbe affermato che il migrante non era gradito negli altri moduli per le sue lamentele legate al dolore. Tuttavia, l’avvocato ha evidenziato l’esistenza di un’area riservata per le emergenze e l’assistenza medica, che non venne utilizzata. «Ci sono container e stanze dedicate, perché non è stata offerta un’accoglienza dignitosa?», si è chiesto, sottolineando che era indispensabile garantire al giovane un ambiente caldo e cibo adeguato per il suo benessere.
La situazione non è passata inosservata, attirando l’attenzione anche di esponenti politici. Covella ha rivelato che un parlamentare e un consigliere regionale hanno chiesto di esaminare la documentazione clinica del giovane, ricevendo tuttavia un rifiuto. «È inaccettabile negare l’accesso alla documentazione a chi ha il diritto di esaminarla», ha affermato, sottolineando l’urgenza di trasparenza in queste situazioni.
L’avvocato Covella ha dichiarato di aver già provveduto a rappresentare il ragazzo e ha presentato formalmente la richiesta per la cartella clinica da utilizzare nella domanda di scarcerazione. Il caso è stato segnalato alla Procura della Repubblica, all’Azienda Sanitaria di Potenza e al Garante Nazionale per i diritti delle persone detenute. L’intento, ha spiegato, è quello di garantire che vengano rispettati i diritti dei migranti, soprattutto in situazioni in cui la salute e il benessere sono compromessi.
La battaglia legale in corso evidenzia un contesto più ampio di sfide nell’assistenza ai migranti e nell’adeguatezza delle strutture predisposte allo scopo. L’attenzione della comunità, unita agli interventi legali, potrebbe costituire un passo importante verso la tutela dei diritti dei più vulnerabili, affinché situazioni simili non si ripetano in futuro.