Il 26 dicembre 2023, un evento senza precedenti si è svolto all’interno della Casa Circondariale di Rebibbia, dove il Papa ha aperto la seconda Porta Santa del Giubileo della Speranza. Questo gesto rappresenta un forte simbolo di inclusione e speranza, rivolto in particolare ai detenuti che vivono quotidianamente in un contesto di reclusione. L’incontro ha voluto lanciare un messaggio chiaro: la speranza deve essere accessibile a tutti, nonostante le difficoltà e le barriere che spesso la società erige.
L’apertura della Porta Santa in un carcere per la prima volta è un atto carico di significato. Papa Francesco ha spiegato che la scelta di Rebibbia nasce anche da un desiderio di umanizzare la vita in prigione, rendendo visibile il diritto alla speranza e alla riabilitazione. “La prima porta santa l’ho aperta in San Pietro, ho voluto che la seconda fosse qui in un carcere”, ha affermato il Pontefice. Le sue parole hanno mirato a incoraggiare i detenuti a non perdere la fiducia nel futuro e a favorire un dialogo interno tra il cuore e la mente. Questo gesto ha rappresentato un’opportunità per i detenuti di riflettere su temi come il perdono, la redenzione e l’importanza di non rinunciare mai alla speranza.
La celebrazione dell’apertura della Porta Santa ha visto la partecipazione di diverse autorità, tra cui il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il capo del Dap dimissionario Giovanni Russo. Il prefetto Tolentino ha anche preso parte all’evento emotivo, che ha visto la presenza di mons. Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma, noto per il suo impegno a favore delle persone in difficoltà. L’evento ha incluso anche il contributo di un artista, il quale ha realizzato un’opera dedicata ai detenuti intitolata ‘Aprire una porta dove tutti chiudono’. Questo lavoro non solo ha abbellito il contesto del carcere, ma ha anche simboleggiato l’importanza di testi e immagini che parlano di libertà e futuro.
L’intervento di Papa Francesco non è stato solo un gesto simbolico ma ha rappresentato un invito a una riflessione profonda. Rivolgendosi a don Ambarus, ha affidato a lui la missione di portare avanti questo messaggio di speranza. Il Papa ha voluto sottolineare che aprire la Porta Santa significa anche spalancare le porte del cuore, permettendo a tutti di superare le difficoltà della vita. La sua presenza, attraverso parole sincere e gesti emblematici, ha unito chi vive all’interno del carcere e chi lo osserva dall’esterno, affinché nessuno si senta escluso dalla comunità.
Questa apertura della Porta Santa nel carcere di Rebibbia rappresenta una pietra miliare nel cammino della Chiesa verso una maggiore inclusione sociale e umana. I detenuti hanno avuto l’opportunità di sentirsi parte di un messaggio più grande, comprendendo che la speranza è un diritto di tutti, senza distinzioni.