Un lungo calvario di debiti e sofferenza ha trovato finalmente un barlume di speranza per un imprenditore di Pozzuoli, che ha deciso di denunciare un sistema di usura che lo ha perseguitato per oltre due decenni. La storia, che ha radici nel lontano 1999, riporta alla luce gli effetti devastanti dell’usura su individui e famiglie, con un percorso che ha portato a un’indagine condotta dai carabinieri, sfociata nell’arresto di un noto strozzino della zona.
L’inizio di un incubo: la richiesta di prestito
Dal 1999 all’arrivo dell’euro
La storia di sofferenza dell’imprenditore di Pozzuoli inizia nel 1999, un’epoca in cui il dibattito sull’introduzione dell’euro era ancora lontano. All’epoca, l’imprenditore si trovava in una situazione economica critica, con debiti che sembravano inestinguibili. Costretto a cercare una soluzione immediata, si rivolse a uno strozzino, richiedendo un prestito di 5 milioni di lire. In breve tempo, ottenne i fondi necessari, ma il prezzo da pagare sarebbe stato altissimo: il debito crebbe del 30% già dalla prima scadenza.
Per far fronte alla crescente pressione economica, l’imprenditore si vide costretto a richiedere nuovi prestiti, creando così un circolo vizioso in cui gli interessi continuavano a salire in modo vertiginoso. Con l’introduzione dell’euro, queste dinamiche si complicarono ulteriormente; il debito con gli strozzini fu convertito in euro prima a 10.000 e poi a 16.500. Anche se alcune somme furono restituite, l’impatto combinato degli interessi e delle sovrattasse fece lievitare il debito da 27.500 a 55.000 euro.
Nel 2011, la situazione si fece ancora più grave: il totale che l’imprenditore doveva agli strozzini superò i 60.000 euro, elevando l’importo complessivo da restituire a quasi 120.000 euro. La cifra necessaria per onorare il debito continuò a crescere, raggiungendo un picco di ben 200.000 euro nel 2018. Solo in tempi recenti, dopo un lungo periodo di sofferenza, l’imprenditore ha trovato il coraggio di parlare e denunciare l’accaduto, dando avvio al processo che ha portato all’arresto del suo usuraio.
L’indagine dei carabinieri: dalla sofferenza alla giustizia
Il lavoro delle forze dell’ordine
I carabinieri della stazione di Pozzuoli hanno preso in carico il caso, avviando un’indagine per documentare la lunga storia di usura vissuta dall’imprenditore. Attraverso un’attenta raccolta di informazioni e dettagli, i militari hanno ricostruito oltre 20 anni di angherie e sofferenze. È emerso che, nonostante gli oltre 70.000 euro ottenuti nel tempo, la vittima era stata costretta a pagare più di 200.000 euro, una somma che evidenziava l’inaudito rischio usuraio a cui era stata sottoposta.
Per garantire la sicurezza dell’imprenditore e raccogliere prove utili all’indagine, i carabinieri hanno ideato un’operazione sotto copertura, programmando uno scambio controllato di denaro tra la vittima e l’usuraio. Con diversi punti di osservazione dislocati strategicamente, le forze dell’ordine si sono preparate a intervenire nel momento in cui il denaro sarebbe stato consegnato.
Il blitz è scattato proprio nel momento cruciale: dopo che l’imprenditore ha effettuato il pagamento, i militari sono entrati in azione, arrestando Nunzio Bitonto, 62enne di Qualiano, già noto alle forze di polizia per la sua attività illecita. Bitonto, ora in carcere, dovrà rispondere di accuse di usura e estorsione. Questo arresto segna un passo significativo nella lotta contro il crimine organizzato e l’usura, un fenomeno che continua a colpire duramente il tessuto economico e sociale delle comunità locali.