Pozzuoli scossa da un terremoto di magnitudo 3,4: esperti in allerta per possibili eruzioni

Una scossa di terremoto ha sconvolto Pozzuoli all’alba di venerdì, riportando l’attenzione sulla complessa situazione geologica dei Campi Flegrei. Con una magnitudo di 3,4 e una profondità di circa 500 metri, l’evento sismico ha rappresentato una ripresa dell’attività sismica nella zona, dopo un periodo di relativa calma durato tre mesi. Gli esperti avvertono: i sismi superficiali possono essere segnali di eruzioni imminenti, potenzialmente devastanti.

Il terremoto e le sue caratteristiche

La scossa sismica ha avuto il suo epicentro nei pressi di via dei Gerolomini, saturando l’aria con preoccupazione tra i residenti. Questo terremoto si colloca in uno sciame sismico che ha visto diverse scosse, la cui intensità risale a un movimento ancor più forte registrato il 7 settembre, quando fu registrato un tremore di magnitudo 3,8 a una profondità di 2 chilometri. Gli geologi stanno monitorando attentamente l’area, dove la sismicità sta dimostrando di essere attenzionata non solo per la potenza delle scosse, ma anche per la loro superficialità, segno di un’attività geotermale potenzialmente pericolosa.

La preoccupazione cresce, non soltanto per la magnitudo registrata, ma anche per la frequente apparizione di eventi sismici con epicentri vicini alla superficie terrestre. La zona interessata dal terremoto comprende un’area ben delimitata, che spazia tra via Gerolomini, via Suolo San Gennaro e via Napoli, concentrando la massima attenzione su combinazioni di fattori geologici che, in caso di continuo risveglio sismico, potrebbero amplificare i rischi per la sicurezza pubblica.

Scenari allarmanti: rischio di eruzioni freatiche

La ripetizione di sismi superficiali nella caldera dei Campi Flegrei è alimentata dalla pressione crescente nel sistema idrotermale, dove si trovano acqua e gas riscaldati dalla presenza di magma sottostante. Gli esperti avvertono che questa situazione è cruciale, poiché un’ulteriore intensificazione della pressione potrebbe innescare eruzioni freatiche. Queste ultime possono essere esplosive e pericolose, pur non coinvolgendo direttamente il magma, rendendo estremamente difficile prevedere il loro verificarsi.

Il rischio di esplosioni freatiche è stato evidenziato da studi recenti, come quello pubblicato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia , che mostra un’accelerazione della deformazione della crosta terrestre della caldera, un fenomeno che gioca un ruolo chiave nella comprensione delle dinamiche degli eventi sismici. In particolare, la pressione nel sistema idrotermale ha raggiunto livelli critici, arrivando ad emettere circa 5.000 tonnellate di anidride carbonica al giorno, una quantità comparabile a quella di un vulcano attivo durante un’eruzione.

La commissione grandi rischi e le sue preoccupazioni

La Commissione Grandi Rischi ha già sollevato preoccupazioni nei mesi precedenti, redigendo un documento che mette in evidenza la probabilità di eruzioni freatiche. Gli esperti hanno avvertito che strutture argillose a media resistività presenti a bassa profondità potrebbero fungere da contenitori per i fluidi in pressione. Le stesse strutture sono considerate fondamentali per le dinamiche sismiche e potrebbero comportare conseguenze significative per la sicurezza della popolazione locale.

Nonostante la situazione si faccia sempre più allarmante, le possibilità di una previsione certa rimangono remote. Tuttavia, l’analisi avanzata dei dati e delle emissioni gassose danno agli scienziati indizi cruciali per decidere come e quando intervenire con misure preventive adatte. L’unica certezza è che occorre procedere con cautela, adattando piani di evacuazione in caso di necessità per garantire il benessere della popolazione.

Misure precauzionali e consigli per i residenti

In risposta alla crescente preoccupazione, alcuni eminentissimi esperti, come Giuseppe De Natale, hanno già suggerito misure preventive tra cui l’evacuazione dell’area della Solfatara e di Pisciarelli. I consigli e i risultati delle ricerche sono visibili e formano il cuore di un dibattito che si anima sempre di più mentre la comunità scientifica si riunisce per confrontarsi su come affrontare i potenziali rischi futuri.

In questo contesto, è fondamentale che il governo e le autorità locali rimangano vigili e pronte a fornire informazioni chiare e tempestive a tutti i residenti. La consapevolezza delle dinamiche geologiche e della loro interezza è fondamentale per garantire che la comunità possa affrontare nel modo migliore ciò che riserva il futuro, considerate le attuali condizioni che possano portare a ulteriori eventi sismici o vulcanici. La continua osservazione e la comunicazione tra scienziati e popolazione rappresentano una linea di difesa cruciale in un’area ad alto rischio come quella dei Campi Flegrei.

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Redazione