Milano si trova al centro di un caso giudiziario che riguarda la progettazione e costruzione della nota ‘Torre Milano’. L’inchiesta ha coinvolto otto personaggi chiave, tra cui costruttori, architetti e dirigenti comunali, accusati di abusi edilizi e lottizzazione abusiva. La decisione del gup Teresa De Pascale di rinviarlo a giudizio rappresenta un’importante tappa in una delle prime cause riguardanti l’urbanistica milanese, gettando luce su presunti illeciti che potrebbero aver alterato il volto della città.
Chi è coinvolto nel processo
Il processo coinvolge diverse figure professionali e dirigenziali. Tra gli accusati spiccano i nomi di Stefano e Carlo Rusconi, legali rappresentanti della Opm, e l’architetto Gianni Maria Ermanno Beretta, che ha ricoperto anche il ruolo di progettista e direttore dei lavori. Non mancano anche nomi noti nel contesto amministrativo come Giovanni Oggioni, ex dirigente del Comune di Milano, e Franco Zinna, ex responsabile della direzione Urbanistica, insieme ai funzionari del Sue Francesco Mario Carrillo, Maria Chiara Femminis e Pietro Ghelfi. Queste figure sono state chiamate a difendersi dalle accuse che oscillano tra il diritto ed il potere di trasformare edilizie nella metropoli lombarda.
Le accuse e le pratiche contestate
Le gravi accuse rivolte a questi professionisti riguardano la qualificazione dell’intervento edilizio sulla ‘Torre Milano’. Secondo l’accusa, il gruppo ha descritto la demolizione e ricostruzione di due edifici come una “ristrutturazione edilizia”, mentre sarebbe stata, in realtà, una “nuova costruzione”. Il pm ha sottolineato che questa manovra ha consentito loro di accedere a benefici illeciti in materia di urbanistica e edilizia, aggirando le normative nazionali.
Un elemento chiave del procedimento riguarda la lottizzazione abusiva: si sostiene che la trasformazione edilizia si sia avviata senza un adeguato piano urbanistico attuativo, il che è obbligatorio per progetti alti più di 25 metri. Questa condotta ha violato limiti legislativi riguardanti la densità, altezza e distanza tra gli edifici, generando potenzialmente problemi significativi per il paesaggio urbano milanese. Il nuovo complesso, composto da un grattacielo di 24 piani e un altro edificio più contenuto, avrebbe previsto 102 appartamenti per circa 320 abitanti, ma senza l’incremento necessario di infrastrutture come parcheggi o spazi verdi, malgrado i carichi urbanistici previsti.
L’udienza e i prossimi passi
Il processo prende ufficialmente il via con la prima udienza fissata per l’11 aprile. Si presenta come un’occasione cruciale per far emergere le responsabilità individuali e collettive dei protagonisti di questo caso. Con l’attenzione su Milano crescente per le sue dinamiche urbanistiche, la sentenza potrebbe avere effetti notevoli su futuri progetti e sull’approccio alle normative edilizie. La decisione del gup ha un peso specifico, non solo in termini legali, ma al contempo per un’intera città, che si sta interrogando sull’adeguatezza e il rispetto delle regolazioni urbanistiche che governano le trasformazioni nel proprio territorio.