La tragica vicenda della morte di Salvatore Giordano, il giovane studente colpito da un frammento di fregio dalla Galleria Umberto I di Napoli, ha trovato un nuovo capitolo con l’esito del processo di secondo grado. Un episodio che ha scosso la comunità e riacceso il dibattito sulla sicurezza degli spazi pubblici. La sentenza ha confermato alcune condanne e portato a una riconsiderazione delle responsabilità dei vari imputati coinvolti in un caso che risale al 2014.
Le dinamiche della tragedia
Il 5 luglio 2014, Salvatore Giordano, un ragazzo di soli 14 anni, stava passeggiando insieme a un gruppo di amici lungo via Toledo quando, improvvisamente, un pesante frammento di stucco ornamentale si staccò dalla Galleria Umberto I e lo colpì alla testa. Malgrado il tempestivo intervento dei soccorsi e il successivo ricovero in ospedale, Salvatore morì a causa delle gravi ferite. Questo tragico evento ha scatenato una serie di interrogativi sulla sicurezza delle strutture storiche e sulla loro manutenzione, alimentando un lungo iter giudiziario.
Il processo ha visto l’accusa di omicidio colposo e disastro colposo a carico di più persone. Il primo grado si era già concluso con la condanna di cinque imputati, tra cui alcuni dipendenti comunali e amministratori condominiali. Le famiglie della vittima, rappresentata dall’avvocato Sergio Pisani, hanno dovuto affrontare un percorso difficile in cerca di giustizia, evidenziando la mancanza di adeguate misure di sicurezza.
Le sentenze di secondo grado
La Corte di Appello di Napoli ha emesso il suo verdetto, confermando in gran parte quanto stabilito in primo grado. Bruno Mariano ed Elio Notarbartolo hanno visto confermate le loro pene, mentre Giovanni Spagnuolo ha visto prescritti i reati a suo carico, con una pena ridotta a un anno e quattro mesi. Marco Fresa e Franco Annunziata, invece, sono stati assolti per non aver commesso il fatto, avendo entrambi rinunciato alla prescrizione.
L’udienza si è conclusa dopo una requisitoria intensa del sostituto procuratore generale, Maria Aschettino, la quale ha insistito sulla responsabilità di coloro che avevano ignorato i segnali di allerta, sottolineando l’assenza di misure di prevenzione tempestive e necessarie. Questo ha contribuito a dare maggiore consistenza all’accusa di omicidio colposo.
Il processo ha messo in evidenza l’importanza di garantire la sicurezza dei cittadini, soprattutto in luoghi pubblici di particolare rilevanza storica e culturale come la Galleria Umberto I, luogo di grande afflusso.
I prossimi passi e le considerazioni legali
Dopo la sentenza, l’avvocato Pisani ha manifestato il suo disappunto, affermando che il giudizio non rispecchia a pieno la gravità della situazione e delle responsabilità. Ha dichiarato che il Comune di Napoli, come ente pubblico e custode della sicurezza dei cittadini, avrebbe dovuto essere considerato l’unico responsabile per la morte di Salvatore.
Le tematiche giuridiche emergenti da questo caso mettono in discussione la responsabilità degli enti pubblici nella protezione dei cittadini. Si prospettano quindi possibili sviluppi a livello legale, con l’avvocato che ha richiesto anche il riconoscimento della medaglia al valore civile per Salvatore, per onorare il suo gesto nel tentativo di salvare un amico in difficoltà.
Questa vicenda continua a sollevare interrogativi e riflessioni sulla sicurezza nelle città italiane, evidenziando la necessità di riforme e di una vigilanza più attenta sulle strutture storiche e il loro stato di conservazione. La triste storia di Salvatore Giordano rappresenta un monito per la comunità e per le istituzioni affinché tragedie come quella accaduta nel 2014 non si ripetano più.