Procura generale chiede prescrizione per tre carabinieri nel processo sulla morte di Stefano Cucchi

La vicenda legata alla morte di Stefano Cucchi, avvenuta nel 2009, continua a far discutere e a sollevare interrogativi sulla giustizia. La Procura generale ha richiesto il proscioglimento di tre carabinieri e la dichiarazione di prescrizione per altri tre, nel contesto del processo d’appello che riguarda i depistaggi seguiti al brutale pestaggio di Cucchi. La complessità del caso si riflette nelle diverse decisioni e nelle reazioni delle parti coinvolte.

Le richieste della procura generale

Nel corso del processo di appello, la Procura generale ha avanzato richieste significative: ha chiesto l’assoluzione per i carabinieri Lorenzo Sabatino, Francesco Di Sano e Tiziano Testarmata, sostenendo che “il fatto non costituisce reato”. Per altri tre militari, il generale Alessandro Casarsa, Francesco Cavallo e Luciano Soligo, l’organo giuridico ha richiesto la dichiarazione di prescrizione. Nel frattempo, si è evidenziata la volontà di confermare le condanne già inflitte a Massimiliano Colombo Labriola e Luca De Cianni, entrambi già accusati nel corso del dibattimento.

Stefano Cucchi, romano di 31 anni, fu arrestato il 15 ottobre 2009 e morì sette giorni dopo all’ospedale Sandro Pertini, dando vita a una delle inchieste più seguite e controverse del nostro Paese. Il processo coinvolge otto carabinieri, accusati di comportamenti sleali e depistaggi che, secondo l’accusa, avrebbero ostacolato l’accertamento della verità sulla morte del giovane.

La posizione degli imputati e cessioni legali

Tra gli imputati, tre carabinieri – Lorenzo Sabatino, Francesco Di Sano e Massimiliano Colombo Labriola – hanno rinunciato alla prescrizione nel processo di secondo grado. L’intervento della procura ha portato alla revoca della costituzione di parte civile da parte di Ilaria Cucchi e del padre, spostando ulteriormente le dinamiche legali.

La condanna di tutti gli otto carabinieri coinvolti era già stata emessa in primo grado il 7 aprile 2022. Le pene variano da cinque anni per il generale Alessandro Casarsa a un anno e nove mesi per Massimiliano Colombo Labriola. Le accuse includono reati come il falso, il favoreggiamento, l’omessa denuncia e la calunnia, dimostrando la serietà delle imputazioni.

La difesa dei carabinieri e le aspettative legali

Il legale di Massimiliano Colombo Labriola e Francesco Di Sano, l’avvocato Giorgio Carta, ha espresso fiducia nell’assoluzione per i suoi assistiti. Ha riconosciuto la richiesta di assoluzione presentata dal Procuratore generale per l’appuntato Di Sano, sottolineando ugualmente di essere fermamente convinto dell’innocenza di Colombo Labriola. Entrambi i militari hanno scelto di non avvalersi della prescrizione, un gesto significativo che dimostra la loro intenzione di affrontare il processo senza cercare vie di fuga.

L’avvocato Carta ha dichiarato che spera che i giudici di appello considerino attentamente la documentazione presentata durante il processo e che questo porti a un chiarimento dei fatti contestati. La tensione resta alta mentre il caso continua a suscitare un ampio interesse pubblico e riflessioni sul sistema giudiziario italiano.

Questa vicenda non è solo un caso di cronaca, ma un simbolo delle complessità e delle sfide che il sistema della giustizia deve affrontare nel tentativo di fare chiarezza su una realtà amara, che ha colpito profondamente la società italiana.

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Valerio Bottini