Un folto gruppo di fedeli ha manifestato a Napoli, in largo Donnaregina, per chiedere all’arcivescovo Domenico Battaglia di revocare il divieto di celebrazione delle messe in rito antico nella Diocesi. Con una petizione firmata da 250 persone, i manifestanti si sono fatti portavoce di una comunità che, negli ultimi venti anni, aveva nutrito un forte interesse per queste celebrazioni.
Lo scorso 10 maggio, l’arcivescovo Domenico Battaglia ha emesso un decreto che ha suscitato notevoli polemiche. Questo provvedimento ha fermato le celebrazioni delle messe in latino, interrompendo una tradizione che si era radicata nel tempo. Le messe in rito tridentino, praticate in tre chiese della città, richiamavano un pubblico eterogeneo, composto da fedeli di diverse età e background.
Il divieto, però, presenta delle eccezioni: è consentito continuare a celebrare in latino a un unico Istituto religioso francese, lasciando così i restanti gruppi di culto dell’arcidiocesi senza possibilità di mantenere le proprie tradizioni religiose. Questa misura ha generato risentimento tra i partecipanti, che si sentono esclusi da una dimensione fondamentale della loro spiritualità.
Il divieto emesso da Battaglia non è una novità isolata; riflette un trend più ampio all’interno della Chiesa cattolica, dove si discute sempre più spesso sulla validità e sull’uso dei riti antichi rispetto alle celebrazioni più moderne. La decisione dell’arcivescovo è quindi da intendersi nel contesto di un rinnovamento e di una ristrutturazione della pastorale diocesana, ma ha lasciato molte persone deluse e insoddisfatte.
La manifestazione di sabato ha visto la partecipazione attiva di un gruppo compatto di fedeli che si sono riuniti in segno di protesta contro il divieto. La petizione presentata all’arcivescovo ha raccolto 250 firme, testimonianza di un forte sostegno per la celebrazione delle messe tridentine. Le istanze dei manifestanti si basano sulla loro esigenza di ritornare a una liturgia che considerano fondamentale per la loro vita spirituale.
Durante la protesta, non sono mancati momenti di tensione. Alcuni manifestanti sono stati informati che l’arcivescovo era assente e che, al momento, nessun membro della sua segreteria era disponibile a ricevere la loro richiesta. Questi fasi di disagio hanno sollevato preoccupazioni tra i partecipanti, i quali temevano che il loro appello potesse non trovare ascolto.
Grazie alla mediazione degli addetti alla sicurezza presenti sul posto, una collaboratrice di Battaglia ha successivamente incontrato i manifestanti, accolgendo la petizione e assicurando che sarebbe stata fornita una risposta ufficiale. Questo gesto ha avuto un impatto positivo sul morale dei presenti, i quali sperano che le loro richieste vengano prese in considerazione.
La questione riguardante la celebrazione delle messe in rito antico nella Diocesi di Napoli solleva interrogativi significativi riguardo al futuro delle liturgie tradizionali nell’ambito della Chiesa cattolica. L’arcivescovo Battaglia si trova ora di fronte a una sfida non solo pastorale, ma anche sociale e culturale, poiché deve bilanciare le esigenze di una comunità storicamente legata a tradizioni liturgiche specifiche e la necessità di un rinnovamento nella pratica religiosa.
Le conseguenze del divieto si protraggono ben oltre la celebrazione delle messe. Esse attraversano le relazioni tra la Chiesa e i suoi fedeli, creando una frattura che potrebbe complicare ulteriormente la cristallizzazione di una comunità coesa. Questo episodio rimarca l’importanza del dialogo tra l’autorità ecclesiastica e i laici, nonché l’urgenza di affrontare le difficoltà connesse a pratiche religiose radicate nel vivere quotidiano della comunità.
I risultati futuri delle manifestazioni e delle petizioni ci diranno se e come la Diocesi di Napoli deciderà di riconsiderare il proprio approccio verso le celebrazioni di rito antico, destando un interesse crescente in un contesto religioso in continua evoluzione.