In un clima di crescente tensione e preoccupazione nel settore sanitario, si è svolto il Giuramento di Ippocrate che ha visto la partecipazione di 530 giovani medici e odontoiatri a Città della Scienza. Durante questa cerimonia, i camici bianchi hanno voluto alzare la voce contro un problema sempre più allarmante: la violenza nei luoghi di lavoro. La protesta, caratterizzata dall’uso di pettorine blu, ha messo in evidenza non soltanto la loro determinazione a proteggere la professione, ma anche la necessità di un cambiamento culturale nel rapporto tra cittadini e operatori sanitari.
Negli ultimi anni, le aggressioni nei pronto soccorso e nelle guardie mediche sono in aumento, creando un clima di paura tra i professionisti della salute. Le pettorine indossate dai medici durante la cerimonia, con la scritta “Io ti curo, non aggredirmi”, rappresentano un simbolo eloquente della difficoltà che affrontano quotidianamente. Secondo il presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli, Bruno Zuccarelli, questa manifestazione non è per nulla occasionale. Ha dichiarato che “la situazione è così grave che i neolaureati che hanno appena iniziato la loro carriera stanno già facendo esperienza di aggressioni fisiche e verbali.”
Il presidente ha sottolineato che, mentre c’è stata qualche apertura politica verso una risoluzione del problema, è necessaria una reale modifica nella cultura della salute pubblica affinché tali episodi diventino sempre più rari. È chiaro che la violenza nei pronto soccorso non è solo un problema di sicurezza, ma influisce negativamente anche sulla qualità del servizio sanitario e sulla morale del personale.
Tra le questioni sollevate dai giovani professionisti vi è anche l’opposizione all’Autonomia differenziata e alla recente proposta di riforma riguardo l’ingresso nella Facoltà di Medicina. I medici temono che l’implementazione di modifiche soggettive nei test d’ingresso possa compromettere la qualità della formazione. Hanno espresso, con fermezza, che l’Autonomia differenziata potrebbe esacerbare le disparità esistenti tra le regioni, costringendo i pazienti a migrare verso le aree più facoltose alla ricerca di cure, e i medici a cercare condizioni lavorative più favorevoli.
Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, ha preso parte attivamente al dibattito, evidenziando le problematiche originate da decisioni prese nel passato recente, come il pre-accordo del 2019 con Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. Questi accordi, secondo De Luca, hanno avviato un percorso che potrebbe risultare catastrofico per la sanità pubblica del sud Italia, specialmente in un contesto dove si propone di diversificare i contratti per il personale, rendendoli regionali piuttosto che nazionali.
De Luca ha avanzato un’appassionata proposta per destreggiarsi tra le difficoltà economiche nel campo della sanità. Suggerisce di accantonare le risorse della manovra 2025 per rafforzare il sistema sanitario nazionale. La situazione attuale presenta dei rischi concreti, con i pronto soccorso di Cardarelli e dell’Ospedale del Mare messi a repentaglio a causa della mancanza di personale. De Luca ha avvertito che senza una risposta adeguata, al problema locale si potrebbe presto aggiungere quello dei grandi ospedali.
Secondo le stime, ci sarebbe bisogno di bandire concorsi per reclutare circa ventimila infermieri e diecimila medici, ma al momento le scarse risorse finanziarie pongono un ostacolo significativo. Le parole di Maurizio De Giovanni, presente alla cerimonia, hanno portato un messaggio di speranza ai nuovi medici, sottolineando l’importanza della sanità pubblica nella vita dei cittadini campani.
L’argomento sul quale i medici hanno voluto esprimere la loro posizione riguarda anche la maternità surrogata. Bruno Zuccarelli ha chiarito che l’Ordine dei Medici non accetta l’idea di agire come “spie” per conto del governo e ha ribadito l’importanza del codice deontologico, che impone il segreto professionale.
In un contesto in cui la professione medica è sempre più sotto pressione, nuove sfide etiche si presentano. Tuttavia, gli operatori sanitari rimangono motivati, uniti nella loro missione di proteggere la salute pubblica, mentre continuano a chiedere un ambiente di lavoro sicuro e dignitoso.