La crescente ondata di turistificazione a Napoli sta sollevando preoccupazioni tra residenti, studenti e lavoratori. Gli affitti brevi, come quelli nei bed&breakfast, stanno trasformando in un’impresa difficile la ricerca di alloggi nella città partenopea. Il sindacalista Raffaele Paudice e l’Unione degli Universitari lanciano un allarme per tutelare il diritto di chi desidera restare nella propria città. Questo tema tocca questioni fondamentali legate all’identità culturale e abitativa di Napoli, crescente oggetto di speculazione immobiliare.
La situazione degli affitti brevi a Napoli
Slogan come “Napoli non è un b&b” stanno diventando il mantra di chi protesta contro la proliferazione degli affitti brevi. L’Udu denuncia che gli affitti di appartamenti per brevi periodi stanno fruttando ai proprietari cifre elevate: per quattro notti si può arrivare a guadagnare dai 600 agli 800 euro. La città, una delle meta turistiche più in voga, sta vivendo una vera e propria trasformazione, con tantissimi immobili convertiti in strutture ricettive, creando una carenza di alloggi per la popolazione locale. Gli studenti, i lavoratori e le famiglie fanno fatica a trovare un posto dove vivere, rendendo la situazione sempre più insostenibile.
L’associazione studentesca Udu sostiene che è necessario stabilire delle regole chiare riguardo alla quantità di immobili destinati agli affitti brevi, regolamentando questo mercato quartiere per quartiere. La richiesta del canone concordato per affitti brevi, ossia quelli inferiori ai 30 giorni, si fa sempre più urgente. Senza regole certe, la città sta rischiando di perdere la sua identità culturale a favore di un modello puramente turistico.
L’appello di Raffaele Paudice e l’influenza della normativa
Raffaele Paudice, segretario della Cgil Napoli e Campania, esprime preoccupazione per la virata della città verso una “Disneyland per turisti”. Il sindacalista evidenzia la necessità di interventi urgenti per controllare la crescita incontrollata degli affitti brevi e dei bed&breakfast. Appoggia le iniziative dell’Udu e sottolinea che il fenomeno della turistificazione è devastante per il patrimonio culturale e residenziale di Napoli.
Paudice invoca una gestione più rigorosa degli affitti brevi, suggerendo che anche altre città, come Firenze, stanno già intraprendendo misure simili. A suo avviso, l’amministrazione comunale di Napoli dovrebbe farsi carico di inviare un segnale forte per affrontare questa problematica, peraltro già all’attenzione di vari ministeri.
La regolamentazione degli affitti brevi potrebbe non solo proteggere gli abitanti, ma contribuire a tutelare anche l’onore della città. Con la giusta pressione e le legislazioni adeguate, si spera di arginare il fenomeno che ha preso piede senza alcun controllo.
La situazione delle strutture ricettive a Napoli
Recenti ricerche indicano che una significativa porzione di strutture ricettive in Italia non è conforme alle normative in vigore, in particolare a ciò che riguarda il Codice Identificativo Nazionale . Dal gennaio 2024, qualsiasi immobile che non sia in regola con questo codice potrà incorrere in sanzioni che vanno da 800 a 8.000 euro. Un’analisi condotta da Federconsumatori ha evidenziato un quadro allarmante: solo il 52% delle strutture in affitto breve in dieci città italiane ha ottenuto il Cin. In particolare, Napoli mostra una media preoccupante, con solo il 32% delle proprietà che rispettano questa norma.
In merito alla sicurezza, si racconta di un ulteriore problema. Solo l’8,5% degli immobili è in regola con il Cin e anche con gli standard di sicurezza previsti, una cifra molto bassa se paragonata ad altre città. La situazione è ancora più critica a Torino, Bologna e Firenze, ma Napoli rimane tra le città più in difficoltà.
Queste irregolarità non solo compromettono la qualità dell’offerta turistica, ma espongono anche i residenti a rischi dal punto di vista della sicurezza. Un controllo più incisivo è indispensabile per garantire che le strutture ricettive non diventino un pericolo per la comunità.
Richieste di adeguamenti nel settore turistico
A fronte dei recenti sviluppi, l’associazione Abbac ha presentato una richiesta per escludere l’aeroporto di Capodichino dall’aumento previsto delle tasse aeroportuali nel 2025. Il presidente Agostino Ingenito sottolinea i rischi di una nuova imposizione fiscale sulla città, menzionando che già nel 2022 si era registrato un aumento della tassa di soggiorno, mirato a riequilibrare il bilancio comunale.
La preoccupazione è che un ulteriore incremento porterebbe a una diminuzione significativa dei flussi turistici, già in calo a causa della situazione economica globale. La città dipende notevolmente dai visitatori low cost, i quali rappresentano una parte considerevole delle presenze turistiche, e l’aumento delle tasse potrebbe spingerli altrove.
Napoli si trova dunque a un bivio. Le scelte che verranno fatte nei prossimi mesi possono rivelarsi fondamentali sia per la sua economia che per il tessuto sociale. La questione dell’abitabilità è aperta e il dibattito sulla turistificazione si intensifica, segno che la città è pronta ad affrontare le sue sfide.