I recenti dati sulla raccolta differenziata a Napoli hanno suscitato un ampio dibattito, evidenziando un forte divario tra le performance dei vari quartieri. Mentre il Vomero si distingue con una percentuale del 63%, il Centro Storico, in particolare la zona di San Lorenzo-Vicaria, arranca con un deludente 25%. Questo scenario mette in luce le sfide che la città affronta nel tentativo di raggiungere l’obiettivo del 65% stabilito dalle normative nazionali, evidenziando la necessità di un intervento mirato.
La performance della raccolta differenziata: un confronto tra quartieri
L’analisi della raccolta differenziata a Napoli rivela numeri che parlano chiaro. Il Vomero, con il suo 63%, si posiziona come il quartiere modello, mostrando una gestione efficace delle pratiche ecologiche. Al contrario, il Centro Storico rappresenta un caso problematico, con un tasso di raccolta del 25%, ben al di sotto della media cittadina che si attesta attorno al 41%. Questo divario non solo riflette la capacità di ciascun quartiere di gestire i rifiuti, ma anche la sensibilità ambientale dei residenti e l’efficienza del sistema di raccolta.
Il sistema di raccolta porta a porta, attivo per circa 600.000 napoletani, è stato implementato per facilitare la differenziazione dei rifiuti, utilizzando contenitori specifici per materiali come vetro, plastica, carta e umido. Tuttavia, la mera presenza di questo servizio non ha garantito risultati omogenei. Ad esempio, nel Centro Storico, nonostante una copertura del sistema porta a porta pari al 29%, i risultati sono rimasti deludenti. In contrasto, zone come Bagnoli-Fuorigrotta, con condizioni simili di raccolta, hanno raggiunto percentuali più elevate, pari al 44%.
La disparità di raccolta in altre zone della città
Ulteriori confronti tra i quartieri di Napoli rivelano un quadro di disomogeneità significativo. Chiaia e Scampia, entrambe con una copertura del porta a porta attorno al 69%, presentano tassi di raccolta notevolmente diversi: Chiaia registra il 50%, mentre Scampia solo il 33%. Queste differenze sollevano interrogativi non solo sull’efficacia del servizio, ma anche sull’attitudine dei cittadini verso la raccolta differenziata e sull’interazione con i servizi attivi.
Un esempio emblematico è quello di San Carlo all’Arena-Sanità, dove la copertura del porta a porta raggiunge il 90%, ma la raccolta si ferma al 38%. Questi dati suggeriscono che, oltre all’accesso ai servizi di raccolta, siano necessarie campagne di sensibilizzazione e miglioramenti strutturali per ottimizzare la gestione dei rifiuti.
Proposte e soluzioni per migliorare il sistema
Domenico Ruggiero, amministratore dell’azienda Asia che gestisce i rifiuti a Napoli, ha evidenziato l’urgenza di ripensare il sistema di raccolta. La valutazione dei dati suggerisce che l’integrazione di cassonetti tradizionali e interventi innovativi possa migliorare la situazione. Alcuni progetti pilota sono già stati avviati, ad esempio l’introduzione di contenitori intelligenti con accesso tramite tessere magnetiche, e cassonetti stradali per il conferimento dell’umido.
Ruggiero ha inoltre sottolineato l’importanza economica del sistema di raccolta: pur essendo vantaggioso, il modello porta a porta richiede un maggior numero di operatori rispetto a quello basato su cassonetti. Un altro nodo critico è rappresentato dagli impianti di smaltimento, poiché gran parte dei materiali differenziati deve attualmente essere inviato fuori regione, incrementando i costi di gestione.
Le sfide future: infrastrutture e informazione
L’amministrazione del sindaco Manfredi ha tentato di affrontare questi problemi, approvando un piano per la costruzione del primo biodigestore a Ponticelli, un progetto rimasto finora incompiuto. Affrontare questo divario tra i quartieri e migliorare la raccolta differenziata richiede quindi un intervento congiunto e coordinato. L’adozione di tecnologie innovative, insieme a un’efficace comunicazione al pubblico, è cruciale.
Per raggiungere l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata, Napoli dovrà affrontare una sfida complessa: garantire miglioramenti sia nelle infrastrutture che nella consapevolezza dei cittadini. Un approccio integrato potrebbe rappresentare la chiave per una gestione sostenibile e responsabile dei rifiuti, con l’auspicio di raggiungere risultati riconducibili anche alle pratiche più virtuose osservate in altri quartieri.