Il mondo del calcio è spesso al centro delle cronache, non solo per le gesta sportive dei suoi protagonisti, ma anche per i clamorosi eventi che possono accadere al di fuori del campo. Recenti indagini dei Carabinieri hanno svelato un tentativo di rapina a danno del calciatore del Napoli, Neres, mirato al furto del suo prezioso Patek Philippe. L’operazione, che ha portato all’arresto di tre esperti nel settore, sottolinea l’inquietante interesse criminale nei confronti di oggetti di alto valore appartenenti a celebrità, e offre uno spaccato su come i rapinatori pianificano i loro colpi attraverso metodi di investigazione non convenzionali.
L’operazione condotta dai Carabinieri ha portato all’arresto di tre uomini identificati come Giuseppe Vecchione e altri due complici, tutti con esperienza nel compiere furti mirati. Le indagini iniziano con l’osservazione di informazioni raccolte attraverso un’operazione di monitoraggio. I presunti rapinatori hanno infatti utilizzato immagini e video disponibili su Internet, compresi quelli che ritraevano la firma del contratto di Neres con il Napoli avvenuta il 21 agosto. Questo approccio ha fornito ai malviventi tutte le informazioni necessarie per identificare il valore del Patek Philippe, recentemente acquistato dal calciatore brasiliano.
Le intercettazioni telefoniche hanno rivelato che i tre individui discutevano dei dettagli delle loro operazioni mentre si trovavano a bordo di un veicolo Fiat Panda, sul quale era stata collocata una cimice dai Carabinieri. Durante le conversazioni, emergevano piani per un servizio di appostamento volto a seguire Neres fino allo stadio. In aggiunta, i rapinatori avevano preso nota che anche la moglie del calciatore è appassionata di orologi di lusso, suggerendo che le loro ricerche avevano coperto anche la sfera familiare del calciatore.
Un aspetto inquietante emerso dalle indagini è il possibile collegamento di uno dei sospetti, Vecchione, a un’altra rapina avvenuta in passato. Questo nuovo dettaglio ha fatto riemergere un furto compiuto anni fa nei confronti di un altro calciatore del Napoli, Camillo Zuniga. Durante una delle intercettazioni, Vecchione menzionava come avesse già acquisito informazioni preziose riguardo il bottino “perché come ho fatto con Zuniga, io già nella partita già sapevo quello che teneva”. Questo passaggio ha messo in evidenza non solo il modus operandi dei sospetti, ma anche la loro capacità di pianificazione, che si basa sull’analisi di eventi e personaggi pubblici.
La tempistica di questi eventi si rivela decisiva. Il 3 settembre, il padre di uno degli arrestati viene informato da una fonte esterna riguardo a una potenziale identificazione dei colpevoli grazie alla testimonianza di un testimone oculare. Preoccupato, il genitore contatta un avvocato e poi il figlio per discutere della situazione. Durante la conversazione, un’intercettazione ha registrato il padre avvisare il figlio della notizia circolata nei media: “una signora vi ha visto… siete usciti sul giornale”. Questo elemento ha creato un impatto diretto sull’indagine in corso, dimostrando quanto sia cruciale l’interazione tra criminalità e la pressione mediatica.
Il caso di Neres e la sua esperienza raccontano non solo la vulnerabilità dei calciatori di fronte a eventi di questo tipo, ma mettono anche in luce la professionalità e le tecniche investigative delle forze dell’ordine. La presenza di un rilievo pubblico rispetto ai furti di orologi di lusso apre un dibattito su come affrontare e prevenire tali crimini in futuro, specialmente in un contesto in cui le celebrità sono sempre più esposte.