Un episodio inquietante è andato in scena allo stadio Franchi di Firenze, durante la partita tra Fiorentina e Napoli. Patrizio Gragnano, un tifoso partenopeo, ha raccontato la sua esperienza, rivelando una realtà allarmante: nonostante il contesto apparentemente tranquillo di una tribuna, è stato vittima di cori razzisti. Le sue parole, condivise in un’intervista a Radio Goal su Kiss Kiss Napoli, pongono l’attenzione su un tema delicato che continua a interessare il mondo dello sport.
Presenti al Franchi con la propria famiglia, Patrizio ha vissuto un’esperienza che contrasta fortemente con il suo abituale contesto di tifoso. Abbonato alla Curva A, dove le emozioni sono intense e collettive, si aspettava di trovare in tribuna un ambiente più sereno. Ma, contro ogni previsione, la realtà si è rivelata ben diversa. “La tribuna non era un posto tranquillo”, ha affermato. L’atmosfera durante l’incontro è stata segnata da cori razzisti rivolti ai supporter partenopei, un atteggiamento che ha rovinato la gioia di assistere alla partita.
Patrizio ha descritto il clima teso che si respirava sugli spalti, dove non era possibile esultare dopo i gol del Napoli senza temere ripercussioni. La sensazione di essere osservati in maniera minacciosa ha intensificato l’angoscia del momento. Questo increscioso scenario ha avuto un impatto anche sui più giovani, con i suoi figli di 12 e 15 anni esposti a un comportamento inaccettabile da parte di altri tifosi.
Oltre ai cori, Patrizio ha raccontato di episodi di intolleranza che hanno toccato anche i suoi amici. Nella parte alta della tribuna, alcuni di loro sono stati minacciati solo per aver immortalato il tabellone al termine del primo tempo, che mostrava un punteggio favorevole per il Napoli, 3 a 0. Queste minacce hanno contribuito a creare un’atmosfera di paura, costringendo i tifosi partenopei a ripiegarsi e a vivere la partita in uno stato di costante provocazione.
La situazione è divenuta talmente critica che, dopo il match, Patrizio e la sua famiglia si sono trovati costretti a rimanere per 40 minuti nell’area protetta, sorvegliati dalla Digos, mentre fuori c’era un clima di ostilità. Una prova di quanto il tifo possa sfociare in situazioni di conflitto invece di alimentare la passione per il calcio. La testimonianza fa emergere la necessità di riflettere su comportamenti che minano l’essenza stessa dello sport, che è unione e competizione leale, non discriminazione e violenza.
Nonostante gli episodi di razzismo e intolleranza, Patrizio ha riconosciuto la passione dei tifosi della Fiorentina, che fino alla fine hanno mostrato il loro sostegno alla squadra di casa. Questa passione, però, non può giustificare né nascondere atti di discriminazione che non hanno nulla a che vedere con il calcio. “Non è bello che vengano fatti cori che col calcio non c’entrano nulla”, ha ribadito Patrizio, sottolineando la necessità di un cambiamento radicale nella cultura calcistica, affinché il tifo possa essere solo un incoraggiamento alla propria squadra.
Un aspetto che merita di essere evidenziato è come le dimostrazioni di solidarietà attorno a eventi tragici come la recente alluvione in Emilia Romagna e Toscana siano state sempre al centro dell’attenzione. Atmosfere di rispetto e comprensione sono emerse in occasione di striscioni esposti in segno di solidarietà. “A Firenze c’è tanta gente perbene”, ha concluso Patrizio, un richiamo a non dimenticare il valore di una comunità che si unisce anche nei momenti di difficoltà, a prescindere dalla divisa che si indossa.