Le indagini sulla morte di Arcangelo Correra, avvenuta l’9 novembre scorso a Napoli, si fanno sempre più intricate. Renato Caiafa, 19 anni, è stato arrestato con l’accusa di porto d’arma clandestina e ricettazione. Il Giudice per le Indagini Preliminari, Maria Gabriella Iagulli, ha evidenziato nell’ordinanza di custodia cautelare come le dichiarazioni del giovane siano state ritenute del tutto inverosimili. La pistola coinvolta nel delitto, una Beretta 92 calibro 9×21, è al centro delle indagini e il suo utilizzo è stato correlato a potenziali crimini predatori.
La notte del 9 novembre, la vita di Arcangelo Correra si è fermata in piazza Sedil Capuano. Le ricostruzioni parlano di una serie di eventi che hanno portato all’omicidio dell’adolescente. Renato Caiafa era presente con un gruppo di amici e, secondo le testimonianze, potrebbe aver avuto un ruolo cruciale nella tragedia. Il giovane è accusato non solo di tenerla in modo illecito, ma anche di averla utilizzata in circostanze in cui è venuto a mancare un altro individuo. Il gip ha sottolineato che la gravità del reato, associata a un contesto di violenza giovanile, giustifica le misure cautelari adottate.
Nonostante Caiafa non avesse precedenti penali e si sia costituito, il giudice ha espresso dubbi su una sua possibile continua attività illecita. I pericoli derivanti dal contatto con gli altri giovani coinvolti nella serata sono considerati significativi, e ciò ha condotto alla decisione di negargli la libertà temporanea. La presenza di un’arma clandestina, unitamente al contesto in cui è avvenuto l’omicidio, ha motivato la necessità di mantenere Caiafa dietro le sbarre.
Il gip Iagulli ha evidenziato numerose incongruenze nelle dichiarazioni rilasciate da Caiafa riguardo all’arma ritrovata. L’indagato ha sostenuto di averla trovata abbandonata su una ruota di un veicolo, una versione che non ha convinto il giudice. Infatti, il giudice ha rimarcato che le condizioni ambientali della notte renderebbero improbabile la possibilità di notare un’arma nera sulla superficie scura di un pneumatico. Inoltre, la possibilità che l’arma fosse stata nascosta senza il preciso posizionamento da parte di qualcuno che lo sapesse, solleva ulteriori dubbi sulla sua narrazione.
Non solo la pistola era illegalmente detenuta, ma era anche modificata, aumentando il suo valore di mercato. Secondo l’ordinanza, nessuna persona sana di mente avrebbe abbandonato un’arma carica e altamente preziosa in facile apprensione. L’arma rinvenuta era equipaggiata con 18 proiettili, segno che il suo uso era pianificato piuttosto che accidentale. Questo ha portato il giudice a ritenere il giovane Caiafa non credibile, evidenziando le possibili implicazioni di una rete criminale più ampia.
Con Renato Caiafa attualmente in custodia cautelare, le indagini sull’incidente mortale di Arcangelo Correra proseguono. Il giudice ha espresso preoccupazione per il potenziale di inquinamento probatorio, indicando che le testimonianze potrebbero essere influenzate da eventuali contatti tra gli indagati. Inoltre, rimane sotto osservazione la possibilità che il giovane possa continuare a procurarsi armi illegalmente nel mercato nero, data la sua esposizione a strette relazioni con altri giovani nella stessa situazione.
Le forze dell’ordine stanno esaminando ulteriori dettagli per stabilire collegamenti con altri episodi di violenza giovanile nella zona. La comunità napoletana è in attesa di ulteriori sviluppi, mentre gli inquirenti si muovono per far luce su un caso che solleva interrogativi sulla sicurezza e sulle dinamiche giovanili in un contesto urbano complesso.