Il caso di Renato Caiafa continua a fare notizia. Il gip ha deciso di mantenere in custodia cautelare il giovane, pur non convalidando il fermo, a causa di una serie di incongruenze nella sua versione riguardo al ritrovamento dell’arma usata nella tragica sparatoria che ha portato alla morte di Arcangelo Correra. Le circostanze che si sono verificate la notte del 9 novembre a Napoli gettano luce su un contesto complesso di dinamiche giovanili e questioni legate alla legalità .
La dinamica del ritrovamento dell’arma
Il giovane Renato Caiafa ha fornito agli inquirenti una versione dettagliatamente articolata riguardo al rinvenimento dell’arma. Caiafa ha affermato di aver trovato la pistola in piazzetta Sedil Capuano, un’attività comunemente frequentata con gli amici. Secondo il suo racconto, avrebbe maneggiato l’arma credendo fosse un giocattolo, coinvolto in un gioco innocente mentre Arcangelo mostrava il petto sfidandolo a sparare. Tuttavia, quella che doveva sembrare un’attività ludica si è trasformata in una vicenda tragica quando il colpo è partito accidentalmente, colpendo il suo amico.
Tuttavia, il gip ha considerato la sua narrazione come altamente improbabile. L’arma in questione, con la matricola abrasa e un caricatore capace di contenere fino a 26 proiettili, è considerata un oggetto di valore per i gruppi criminali. Questo porta a considerare che un’arma così pericolosa non sarebbe stata lasciata incustodita in un luogo pubblico alla portata di qualsiasi individuo. Sono emerse anche discrepanze significative riguardo all’illuminazione della piazza durante il ritrovamento: Caiafa ha affermato che la zona era ben illuminata, mentre i fatti si sono svolti alle prime luci dell’alba, rendendo le sue affermazioni meno credibili.
In aggiunta, dopo l’incidente, Caiafa ha mostrato comportamenti che hanno destato sospetti: è tornato a casa per cambiarsi e ha chiesto a uno zio di recuperare sia il suo scooter che l’arma lasciata in strada, per poi recarsi successivamente in Questura su suggerimento di un familiare. Queste azioni sono state viste come segnali di una strategia di copertura piuttosto che il comportamento di una persona che ha agito involontariamente.
Le versioni discordanti e le indagini in corso
Caiafa non è l’unico coinvolto in questa vicenda, e la narrazione degli altri amici presenti la notte della sparatoria fa emergere ulteriori contraddizioni. Gli altri giovani hanno affermato di non essere a conoscenza della presenza dell’arma e di non aver assistito al momento dello sparo perché rivolti da un’altra parte. Questa mancanza di coerenza nelle testimonianze ha sollevato ulteriori dubbi sul racconto di Caiafa, contribuendo alla decisione del gip di trattenerlo in custodia cautelare.
Le indagini sul caso di omicidio proseguono, e l’intento principale degli inquirenti è quello di evitare che Caiafa possa influenzare gli altri ragazzi coinvolti nell’incidente. La sospetta combinazione di eventi e testimonianze ha portato a ritenere che ci potesse essere una volontà di concordare una versione difensiva. Il gip ha chiarito che, per quanto riguarda la sicurezza pubblica, Caiafa potrebbe rappresentare un rischio, permettendo la rapida reperibilità di altre armi sul mercato nero.
In questa drammatica e intricata faccenda, ciò che resta chiaro è il bisogno di approfondire la verità e definire eventuali responsabilità , mentre il clima sociale e criminale della zona di Napoli viene nuovamente messo sotto esame.