Ricordando Francesco Maione: la traslazione delle spoglie del Servo di Dio a Sant’Anastasia

Il 21 novembre rappresenta una data storica per la comunità di Sant’Anastasia e per tutti coloro che desiderano onorare la memoria del Servo di Dio Francesco Maione. Per il 150° anniversario della sua morte, i resti del religioso, che hanno ispirato devozione e ammirazione, saranno traslati nella sua città natale. La cerimonia avrà luogo alle 18:30 presso la Parrocchia di Sant’Antonio, alla presenza del Vescovo di Nola, Francesco Marino. Questo evento rievoca non solo la vita di Francesco Maione, ma anche l’eredità spirituale che ha lasciato.

Le origini di Francesco Maione

Francesco Maione nacque il 2 ottobre 1840 a Sant’Anastasia, un comune della provincia di Napoli e parte della diocesi di Nola, conosciuto per il Santuario della Madonna dell’Arco. I suoi genitori, Sabato Maione e Teresa Pellegrino, vivevano in condizioni di povertà, ma erano profondamente religiosi. Sabato lavorava come contadino, mentre Teresa si dedicava alla lavorazione della lana. Cresciuto in una famiglia cattolica, Francesco ricevette un’educazione solidale, con un forte focus sulla vita religiosa. Sin da giovane, si distinse per l’impegno nella partecipazione alla Messa e agli incontri di catechesi, segnalandosi tra i coetanei.

La sua infanzia, tuttavia, fu segnata da sfide fisiche. A causa di una malattia, Francesco sviluppò una deformazione della colonna vertebrale e una progressiva inabilità degli arti inferiori. Nonostante queste difficoltà, iniziò un apprendistato come calzolaio all’età di otto anni. Un tragico incidente all’età di 14 anni, che portò a una rottura delle gambe, lo costrinse a letto e dopo la perdita della madre, fu ricoverato all’Ospedale dei Pellegrini a Napoli. Da quel momento, la sua vita cambiò radicalmente, segnando un periodo di intenso impegno spirituale e umanitario.

La vita nell’ospedale: un apostolo della misericordia

La permanenza di Francesco all’ospedale degli Incurabili, dove trascorse quasi due decenni, lo trasformò in un’apostolo tra i malati. Qui, si dedicò instancabilmente alla cura degli altri, unendo il suo cammino di sofferenza a una missione di servizio. Sostenuto da un sacerdote, iniziò a apprendere a leggere e scrivere. Le sue interazioni con i pazienti, molte delle quali erano in situazioni analoghe, furono segnate da grande empatia e attenzione. Francesco si distinse come Priore della Sala VI dell’Ospedale, dove accoglieva e supportava circa 127 pazienti, agendo come un vero e proprio faro di speranza.

La sua dedizione al servizio spirituale era evidente. Organizzava preghiere, novene e attività di catechesi per i degenti, cercando di avvicinarli ai Sacramenti. La sua incrollabile fede e il suo approccio caritativo gli valsero l’appellativo di “mamma della carità” tra i pazienti e il personale dell’ospedale. Con un forte legame con le devozioni religiose, Francesco si sentì particolarmente attratto da Gesù Bambino, dalla Madonna e dai santi, esprimendo un rispetto e un’affezione particolari nei confronti dei sacerdoti.

Incontri significativi e la morte

Un incontro importante nella vita di Francesco avvenne con Bartolo Longo, un avvocato che, dopo aver vissuto una gioventù lontana dalla fede, si stava avvicinando alla religione. A partire dal 1868, Longo iniziò a visitare l’ospedale, divenendo testimone della serenità e della forza spirituale di Francesco. Questo legame rappresentava non solo un conforto per i malati, ma anche una testimonianza del potere della fede nel superare le avversità.

Francesco Maione morì il 21 novembre 1874, mentre una benedizione eucaristica si svolgeva in ospedale. Le sue ultime parole furono indirizzate alla Madonna, sottolineando la sua profonda devozione nei confronti della figura materna. Subito dopo la sua morte, i degenti si contesero le bende che lo avevano avvolto, desiderosi di conservarle come reliquie.

Il processo di beatificazione e l’eredità

Il processo di beatificazione di Francesco Maione iniziò nel 1879, sotto l’egida dell’arcivescovo di Napoli, il Cardinal Guglielmo Sanfelice. Nonostante le difficoltà burocratiche e il tempo trascorso, il processo durò dieci anni e culminò con l’approvazione degli scritti nel 1909. I resti di Francesco furono inizialmente trasferiti nella chiesa di San Giuseppe Maggiore a Napoli, per poi essere collocati nella chiesa di San Diego all’Ospedaletto nel 1936, a causa della demolizione della prima.

Oggi, a Sant’Anastasia, la memoria di Francesco Maione è ben viva. Nel 2004, una via e una cappellina sono state dedicate a lui, e nel corso degli anni, sono stati pubblicati testi biografici per approfondire la sua figura. L’arcivescovo di Napoli, il Cardinal Crescenzio Sepe, ha recentemente nominato un vicepostulatore, dato un nuovo impulso al processo di beatificazione, rafforzando l’importanza di questa figura spirituale per la comunità locale.

Published by
Valerio Bottini