Un nuovo film documentario, Riefenstahl, presentato Fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, si propone di esaminare la figura della leggendaria regista tedesca Leni Riefenstahl attraverso un’ampia raccolta di materiale d’archivio. La pellicola, diretta da Andres Veiel, utilizza oltre 50.000 fotografie per sfidare la narrazione costruita da Riefenstahl stessa nel dopoguerra, in cui cercava di apparire disconnessa dal regime nazista e dalle sue responsabilità. Una storia avvincente, simile a un thriller, che invita alla riflessione su arte, propaganda e verità storica.
Nata nel 1902, Leni Riefenstahl è stata una pioniera del cinema, diventando una delle prime donne registe di successo della sua epoca. La sua carriera cinematografica, però, è indissolubilmente legata al regime nazista. Riefenstahl ha diretto film iconici come “Il trionfo della volontà”, documentario sul Congresso del partito nazista del 1934, e “Olympia”, che celebrava le Olimpiadi di Berlino del 1936. Questi lavori hanno sollevato interrogativi sulla sua reale posizione e sul suo coinvolgimento ideologico nell’arte di propaganda del regime di Hitler.
Dopo la sconfitta della Germania nella Seconda Guerra Mondiale, Riefenstahl tentò di ricostruirsi un’immagine di artista apolitica, sostenendo che il suo apporto al cinema fosse stato solo il risultato di incarichi ricevuti, piuttosto che una vera adesione ai principi nazisti. Tuttavia, il documentario di Veiel mira a smantellare questa costruzione, utilizzando dimostrazioni concrete dei legami della regista con il regime.
Veiel, durante la realizzazione di Riefenstahl, ha avuto accesso agli archivi della regista, custoditi dalla Prussian Cultural Heritage Foundation di Berlino. Questo lavoro di scavo ha rivelato indizi della sua vera natura e dei suoi legami col regime. Tra questi, un articolo del 1931, in cui Riefenstahl affermava di essere rimasta colpita da Hitler e dal suo libro “Mein Kampf”, rivelando una connessione emotiva e intellettuale con l’ideologia nazista.
Il regista ha sottolineato come, sebbene Riefenstahl avesse cercato di distruggere parte della sua storia, gli archivi possedevano materiale che contraddiceva la sua narrazione pubblica. La tensione tra la sua immagine di artista pura e gli eventi del passato rappresenta uno dei temi centrali della pellicola. Le interviste con Riefenstahl catturano una figura combattiva, che sostiene la sua onorabilità, negando accostamenti a pratiche razziste e alle atrocità naziste.
Nel film di Veiel, Leni Riefenstahl appare come un personaggio complesso, capace di difendere la propria immagine fino alla fine. Morta nel 2003, a 101 anni, ha passato gli ultimi anni della sua vita a cercare di dissociarsi dalle accuse di collusione col regime, nonostante le numerose prove a suo carico. Riefenstahl si è presentata come una vittima, cercando di riscrivere la storia del suo contributo cinematografico.
Del documentario colpisce il modo in cui Riefenstahl, pur consapevole delle accuse, continua a difendere la sua visione del mondo e della propria arte. Attraverso filmati di interviste e registrazioni telefoniche, il pubblico viene a conoscenza del suo tentativo di mantenere intatta la sua reputazione. Questa apparente resilienza è contrapposta alle affermazioni di Veiel e della produttrice Sandra Maischberger, che la descrivono come una “manipolatrice” e una “creatrice di fake news”.
Andrea Veiel ha notato come la figura di Riefenstahl risulti oggi incredibilmente attuale. Le strategie comunicative utilizzate dalla regista, secondo il cineasta, richiamano le dinamiche di propaganda contemporanea, paragonando Riefenstahl a eventi e figure dell’attualità, come le parate russe sotto Putin o le affermazioni dai toni similari di certi leader mondiali. Leni, che professava una continua ricerca della perfezione estetica e della bellezza, ha vissuto in un mondo in cui la verità è frequentemente sfumata dalla retorica del potere.
Il documentario di Veiel, quindi, non solo esamina l’eredità artistica di Riefenstahl, ma invita anche a riflettere sulle manipolazioni nell’arte e nella comunicazione oggi. La complessità della sua figura diventa simbolo di un’epoca in cui l’arte e la politica si intrecciano, rendendola un soggetto di studio fondamentale per comprendere come possa operare una manipolazione della verità attraverso l’immagine.
La pellicola Riefenstahl offre così non solo un ritratto di una regista controversa, ma anche un’opportunità per riflettere sulle dinamiche di potere che ancora oggi influenzano l’arte, i media e l’opinione pubblica.