Oggi, nel programma “A Pranzo con Chiariello” su CRC, radio partner della SSC Napoli, il noto accademico Alessandro Orsini ha condiviso ricordi e riflessioni sulla sua città natale e la sua passione calcistica. Le sue parole offrono uno sguardo profondo sulla vita di un tifoso napoletano, esprimendo emozioni che risuonano con molti sostenitori della squadra partenopea. Orsini, professore alla LUISS di Roma, racconta non solo la sua esperienza personale, ma anche le sue emozioni legate al calcio e alla rivalità tra Napoli e Juventus.
I primissimi ricordi di tifo e passione per il Napoli
Alessandro Orsini inizia il suo racconto descrivendo la sua prima esperienza allo Stadio San Paolo, quando era solo un ragazzo. La partita che resta nel suo cuore è un Napoli-Juventus terminato 0 a 0: un risultato che ha deluso le sue aspettative giovanili e ha segnato l’inizio di un legame profondo con la squadra. Con il passare degli anni, il suo affetto per il Napoli si è consolidato, specialmente nei momenti memorabili come i due scudetti conquistati dalla squadra. Orsini ha vissuto questi trionfi con intensità, nonostante si sia trasferito a Latina per completare gli studi superiori e universitari a Roma. La nostalgia per Napoli è palpabile nelle sue parole, rivelando un attaccamento che va oltre il semplice supporto sportivo.
Orsini si racconta anche come un “napoletano a tutto tondo“. Le sue affermazioni parlano di una passione che va oltre il campo di gioco, coinvolgendo la cultura, le tradizioni e l’identità della città. Quest’uomo di cultura sente un legame forte non solo come tifoso, ma anche come cittadino, sottolineando un aspetto fondamentale del suo essere napoletano. La sua vita si intreccia costantemente con quella della squadra, con ogni vittoria e ogni sconfitta che rispecchiano la sua realtà quotidiana.
La divisione tra tifosi: amore e rivalità
Orsini esprime anche una visione particolare sulla rivalità tra Napoli e Juventus, due storiche rivali nel panorama calcistico italiano. Per lui, la vittoria contro i bianconeri porta sempre una gioia speciale, ma non per questo dimentica di esprimere un certo rispetto e affetto per i tifosi avversari. “A tutti i napoletani tocca avere uno juventino in famiglia”, afferma Orsini, riflettendo su come la rivalità sportiva spesso si mescoli con rapporti personali e familiari.
La sua posizione di “tifoso non praticante” fa emergere un aspetto interessante del suo attaccamento al Napoli. Costantemente presente nel sostegno alla squadra, Orsini non si limita a gioire per le vittorie, ma vive anche la sofferenza collegata alle sconfitte. Questo è un aspetto condiviso da molti tifosi, che vedono il calcio come una vera e propria montagna russa emotiva. La frustrazione e la gioia di un tifoso vivono in un equilibrio fragile, eccezionalmente descritto dal professore.
Risaltano anche le sue riflessioni su momenti di crisi, come quelle del tifo napoletano in passato. Orsini ricorda il suo vissuto da giovane, quando le sconfitte della squadra lo facevano sentire giù di morale. Questi ricordi di sofferenza, uniti ad un sana invidia per i club più vincenti, mostrano un’intensità che trascende il semplice sport, creando legami comunitari forti e radicati.
Il valore delle sconfitte e il contesto attuale
Infine, il dialogo si sposta su un tema che può sembrare meno serio: le affermazioni pubbliche del politico Carlo Calenda. Orsini non esita a mettere in evidenza la differenza di impatto fra una sconfitta del Napoli e le dichiarazioni di Calenda. Per lui, la lezione è chiara: nel cuore di un tifoso, ogni boccone amaro legato al calcio porta con sé un peso che va oltre le parole di un politico. Questo aspetto sottolinea quanto il calcio sia intriso di significato per chi lo vive con passione.
Le sue parole colpiscono perché esprimono un sentimento di appartenenza ad una comunità che vive e respira calcio giorno dopo giorno. «Le sconfitte del Napoli sono una cosa seria», ribadisce Orsini, sottolineando l’importanza del perché un tifoso si affezioni così profondamente alla propria squadra. I fan sentono il crollo delle speranze collettive ogni volta che la squadra perde, un’esperienza che crea un legame unico e indissolubile fra i membri di una comunità unita da una passione condivisa.