La recente rimozione della targa commemorativa di Stefano Recchioni ha innescato una serie di reazioni e dibattiti accesi nel cuore della Capitale. Questo episodio non solo mette in discussione la gestione amministrativa della città, ma solleva interrogativi più profondi sul clima politico attuale, già fragile e segnato da contrasti. Domenico Gramazio, vicepresidente dell’associazione Acca Larenzia, ha espresso il suo disappunto attraverso una lettera pubblicata sul quotidiano ‘Il Tempo‘, evidenziando come questo gesto possa essere interpretato come una provocazione istituzionale, capace di acuire le tensioni esistenti.
Il richiamo a una memoria collettiva
Nella sua lettera, Gramazio non esita a definire l’atto di rimozione della targa come un esempio di “teppismo istituzionale”. L’intento di riportare alla luce la memoria di Stefano Recchioni è al centro delle sue preoccupazioni. Secondo il vicepresidente dell’associazione, la decisione di danneggiare il monumento commemorativo dovrebbe suscitare indignazione nella comunità, piuttosto che indifferenza. Egli invita dunque a riflettere sul significato storico di figure come Recchioni, che rappresentano un pezzo doloroso della storia della Capitale. La rimozione dell’elemento commemorativo, secondo Gramazio, non fa altro che allontanare la possibilità di un confronto costruttivo e sereno sulla memoria storica.
Un evento che scuote il clima politico romano
La cancellazione di un simbolo così significativo non può che alterare il già precario equilibrio politico della città. “A chi serve avvelenare così il clima politico nella città?” si chiede Gramazio. Le sue parole pongono una riflessione sul ruolo delle istituzioni e su come la memoria collettiva debba essere preservata, piuttosto che distrutta. La comunità romana può trovarsi divisa su quest’argomento, con posizioni che spaziano dall’indifferenza alla condanna aperta verso una tale mancanza di rispetto per il passato. È evidente che le scelte fatte da chi amministra devono tenere conto della sensibilità dei cittadini e delle loro storie.
La proposta di intitolazione ai martiri di Acca Larenzia
Alla luce di questi eventi, Gramazio formula una proposta chiara e diretta: “L’amministrazione della Capitale intitoli subito quella strada ai Martiri di Acca Larenzia.” Con questa richiesta, si vuole non solo ripristinare una memoria storica, ma anche aprire la strada a un’importante riflessione su come affrontare il passato, celebrando al contempo la vita di coloro che hanno sofferto ingiustamente. La proposta si presenta come un’opportunità per la città di riunirsi attorno a valori di memoria e rispetto, piuttosto che alla divisione.
Un senso di vergogna
Concludendo la sua lettera, Gramazio esprime un forte desiderio: evitare che il conflitto politico possa relegare la memoria storica in un angolo buio. La sua appassionata difesa della rievocazione degli eventi di Acca Larenzia invita a un impegno collettivo per onorare il ricordo di chi ha subito. La scelta di non commemorare figure storiche scomparse rischia di generare un profondo senso di vergogna e di perdita per l’intera comunità. Ora più che mai, è fondamentale riaffermare l’importanza di un dialogo che faccia leva sulla memoria, rendendo giustizia a chi non può più farlo.