Risultati promettenti per il trattamento con olaparib nei pazienti con tumore del seno in stadio precoce

Un nuovo studio rivela risultati incoraggianti per i pazienti affetti da tumore al seno in stadio precoce, in particolare per coloro che presentano una mutazione dei geni BRCA. Il farmaco olaparib, utilizzato in terapia adiuvante, si dimostra efficace nel migliorare significativamente le prospettive di sopravvivenza a lungo termine. Questi dati sono stati presentati al San Antonio Breast Cancer Symposium 2024, fornendo ulteriore sostegno ai risultati pubblicati su riviste scientifiche di fama come il New England Journal of Medicine.

Un follow-up significativo: il potere di olaparib

Lo studio di fase 3 OlympiA ha messo in luce i benefici di olaparib, somministrato a pazienti con tumori mammari in stadio precoce, negativi per Her2 e ad alto rischio di recidiva. Con un follow-up medio di 6,1 anni, circa l’87,5% dei pazienti trattati con olaparib risultano ancora vivi, in contrasto con l’83,2% di quelli sottoposti a placebo. Questo risultato evidenzia una riduzione del 28% nel rischio di morte tra i pazienti trattati con il farmaco. I dati mostrano anche miglioramenti clinicamente rilevanti nella sopravvivenza libera da malattia invasiva e nella sopravvivenza libera da malattia a distanza. Risultati che, senza dubbio, offrono nuove speranze ai pazienti affetti da questa forma di cancro.

In termini di ricadute, il farmaco ha mostrato una riduzione del 35% nel rischio di recidive o decessi legati al tumore. Questa efficacia è stata osservata in tutti i gruppi analizzati, includendo pazienti con malattia ad alto rischio positiva ai recettori ormonali, sottolineando l’importanza di olaparib come opzione terapeutica. Grazie al suo meccanismo d’azione, olaparib agisce specificamente sulle mutazioni BRCAn, aumentando le probabilità di una guarigione duratura.

Un panorama preoccupante: il carcinoma mammario in Italia nel 2023

Le stime per il 2023 indicano circa 55.900 nuovi casi di carcinoma mammario in Italia, un dato allarmante che evidenzia l’urgenza di trattamenti efficaci come quello offerto da olaparib. Il tumore, in stadio precoce, colpisce prevalentemente donne più giovani, e la presenza della mutazione BRCAn sembra aumentare il rischio di recidive. Questo comporta un’importante riflessione rispetto alla crescita di casi e all’efficacia dei trattamenti disponibili.

Alessandra Fabi, esperta della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, spiega l’importanza dei risultati ottenuti con olaparib, confermando che il trattamento adiuvante continua a offrire benefici clinici significativi anche a lungo termine. Le rassicurazioni per quanto riguarda gli effetti collaterali e le possibilità di gravidanza per queste pazienti più giovani rappresentano ulteriori motivi per considerare questa terapia come un’opzione valida e sicura.

Importanza dei test genetici: riconoscere e agire presto

Laura Cortesi, responsabile di genetica oncologica presso l’azienda ospedaliera universitaria di Modena, sottolinea la necessità di effettuare il test per le mutazioni BRCAn al momento della diagnosi. Questo permetterebbe di identificare le pazienti idonee al trattamento con olaparib, garantendo così un intervento tempestivo. Il test può essere prescritto da oncologi, chirurghi o genetisti, professionisti che hanno la responsabilità di informare adeguatamente i pazienti sugli aspetti genetici e familiari associati.

L’individuazione di mutazioni patogenetiche non solo è cruciale per la miglior gestione della malattia, ma offre anche la possibilità di monitorare i familiari a rischio, tramite consulenze specifiche. Ciò potrebbe favorire l’adozione di strategie preventive e di sorveglianza a lungo termine, contribuendo a salvaguardare la salute delle generazioni future.

Un quadro rassicurante sul trattamento con olaparib

I risultati dello studio OlympiA dimostrano che, oltre all’efficacia nella riduzione del rischio di morte e recidive, il profilo di sicurezza di olaparib è stato confermato attraverso un follow-up esteso. Non si sono infatti registrati aumenti dei rischi di sindrome mielodisplastica o di leucemia mieloide acuta rispetto ai pazienti trattati con placebo. Il coordinamento tra istituzioni come il Breast International Group, NRG Oncology e l’US National Cancer Institute ha fornito un supporto solido alla ricerca e alla sua applicazione clinica.

Olaparib ha già ottenuto approvazioni per il trattamento del carcinoma mammario gBRCAm in vari paesi, tra cui Stati Uniti, Unione Europea e Giappone. Nonostante il progresso nella gestione del tumorale al seno in fase iniziale, esiste ancora il rischio di recidiva per un’ampia porzione dei pazienti. La continua ricerca su biomarcatori e trattamenti specifici sarà fondamentale per offrire nuove opportunità terapeutiche e migliorare la qualità della vita di chi è colpito da questa malattia complessa.

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Filippo Grimaldi