Il Teatro di San Carlo di Napoli ha riaccolto nella sua programmazione l’opera “Elektra” di Richard Strauss, un capolavoro intriso di intensità emotiva. Questa rappresentazione non solo celebra i vent’anni dalla prima produzione del 2003, ma testimonia anche l’efficacia del lavoro del regista Klaus Michael Grüber, che ha saputo portare in scena la tragedia musicale con un impianto scenico evocativo di Anselm Kiefer. La performance ha catturato l’attenzione degli spettatori e della critica, rivelando la duratura rilevanza di un mito ancestrale che continua a risuonare nel nostro presente.
il concept visivo di anselm kiefer e la metastoricità del mito
un palcoscenico che racconta storie senza tempo
La regia di Klaus Michael Grüber è accompagnata da un allestimento scenico firmato da Anselm Kiefer, che trasmette una sensazione di eternità attraverso il suo uso di rovine post-belliche e scenografie sobrie. Questo contesto non è solo una scelta estetica, ma un richiamo diretto al messaggio universale di condanna della guerra. Le luci curate da Guido Levi e riprese da Fiammetta Baldiserri contribuiscono a creare un’atmosfera che amplifica il tema della distruzione e della memoria. Qui, il protagonista mitologico Oreste vive un dramma che si ripete nel tempo, una metafora della violenza perpetua presente nella storia umana.
la condanna etica del matricidio
Il libretto di Hugo von Hofmannsthal, che funge da fondamento per la composizione di Strauss, porta in auge il tema del matricidio come simbolo della reiterazione delle colpe del passato. In questa produzione, Elektra diventa l’emblema di una questione sociale più ampia, dove le cicatrici della guerra e della violenza emozionale si intrecciano, spingendo lo spettatore a riflettere su quanto ogni generazione si trovi spiacevolmente a confrontarsi con le proprie ombre. L’immagine di Clitennestra, vestita di gesso, rappresenta un passato che non può essere dimenticato, creando una netta separazione tra le sue apparenze e la realtà tragica dei suoi atti.
una regia coerente e innovativa
sfumature di una tragedia umana
La regia di Grüber, ora portata avanti da Ellen Hammer, si distingue per la sua coerenza e per la capacità di giocare con le dinamiche e le prossemiche dei personaggi. La relazione di Elektra con sua sorella Chrysothemis, in particolare, viene evidenziata attraverso l’esplorazione di sfumature omosessuali e incestuose, aggiungendo un ulteriore strato di complessità all’opera. In un contesto altrimenti opprimente di vendetta e omicidio, Chrysothemis emerge come il portatore di sentimenti di tenerezza, rendendo la sua interpretazione cruciale per la comprensione delle dinamiche familiari e delle tensioni emotive presenti.
l’autorevolezza di mark elder e l’interpretazione vocale
Sul podio, il direttore d’orchestra Mark Elder ha mostrato una padronanza della partitura di Strauss, caratterizzata da una orchestrazione intricata e potente. La sua direzione ha permesso ai musicisti di esprimere con finezza le dinamiche della musica e la ricchezza dei temi, rendendo giustizia alle emozioni che permeano l’opera. Gli interpreti hanno dato vita ai personaggi con performance eccezionali: Ricarda Merbeth ha offerto un’interpretazione di Elektra tanto intensa quanto tecnicamente impeccabile, mentre Elisabeth Teige ha saputo catturare la virginale sensualità del suo personaggio.
un cast internazionale e unanime applauso dal pubblico
un ensemble di talento
Il cast dell’opera ha visto una combinazione di artisti di fama internazionale e talenti emergenti. Oltre a Merbeth e Teige, Evelyn Herlitzius ha impressionato nel ruolo di Klytämnestra, rendendo la sua performance carica di conflitto e fragilità . Anche sul fronte maschile, John Daszak ha ben rappresentato Aegisth con un’interpretazione solida, mentre Lukasz Golinski ha offerto un contributo efficace come Orest. Non da meno, il Coro, diretto da Fabrizio Cassi, ha dimostrato una preparazione e una coesione tali da contribuire significativamente all’insieme drammatico, pur occupando ruoli che potrebbero sembrare marginali.
l’irresistibile accoglienza del pubblico napoletano
L’applauso prolungato e le ovazioni entusiastiche del pubblico hanno sottolineato la bravura degli artisti e la profondità dell’opera. Il pubblico napoletano, spesso sottovalutato da stereotipi, ha dimostrato una maturità e una raffinatezza nella sua risposta, apprezzando non solo la performance ma anche il messaggio intrinseco dell’opera. Questa accoglienza calorosa è un chiaro segnale della vitalità culturale della città , capace di riconoscere e valorizzare le opere che vanno oltre le aspettative comuni, rendendo questo evento un significativo traguardo nel panorama operistico contemporaneo.